Non lasciano spazio alle interpretazioni le parole che il ministro degli Esteri, Angelino alfano ha pronunciato ieri, 8 agosto, alla Farnesina durante l’incontro con Ghassan Salamé, l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia. Secondo il ministro italiano, troppa confusione è stata generata dai molteplici negoziati messi in campo dai soggetti più disparati.

La posizione italiana

Tocca all’Onu prendere in mano la questione Libia e diventare unico punto di riferimento per la gestione della crisi. Secondo Alfano non si tratta di scegliere tra rigore e umanità o regole e solidarietà: “L’Italia deve continuare a essere il Paese che ha sposato entrambi gli aspetti", questa la sua dichiarazione.

Apprezzamenti su quanto sta facendo l’Italia in collaborazione con la guardia costiera libica sono stati espressi dall’inviato dell’Onu, Ghassan Salamè. Secondo il diplomatico la strada, che ha imboccato l’Italia è quella giusta così come emerge dalle sue dichiarazioni: "So che ci sono state discussioni in Libia, ma credo che la cooperazione e la trasparenza tra Italia e Libia siano il modo più costruttivo per ottenere risultati. Siamo sulla strada giusta in questo settore per trattare una sfida che ci coinvolge tutti quanti".

Assalto di 1000 migranti respinto a Ceuta

Gravissimo l’episodio che si è verificato ieri in Marocco nell’enclave spagnola di Ceuta: circa 1000 migranti subsahariani verso le 6 del mattino hanno tentato di sfondare con bastoni e lanci di pietre la doppia recinzione metallica, “il muro”, che separa il territorio spagnolo dallo stato africano.

Come riferisce l’agenzia Efe (la prima agenzia di stampa spagnola ndr) i migranti sono stati poi respinti dalle polizie dei due paesi; si contano almeno 13 agenti feriti (3 spagnoli e 10 marocchini). Secondo la Guardia Civil, l’attacco di ieri mattina è stato particolarmente violento, preannunciato da quello del giorno prima, 7 agosto, durante il quale 187 migranti avevano sfondato il cordone di sicurezza alla frontiera di Tarajal.

Le enclave di Ceuta e Melilla rappresentano la principale porta d’ingresso in Spagna per i migranti irregolari.

Ong Proactiva: “Ci hanno sparato, non siamo trafficanti”

Grave la denuncia di Oscar Camps, fondatore della ong spagnola Proactiva Open Arms che, intervistato sempre dalla Efe, accusa la guardia costiera libica di aver sparato in aria verso l’imbarcazione dell’organizzazione quando questa si trovava a 13 miglia dalle coste libiche.

Secondo l’attivista, sarebbe in corso un complotto da parte dell’UE contro le Ong che operano nel Mediterraneo. L’Unione Europea starebbe mettendo in difficoltà con false accuse chi non ha aderito al codice di condotta proposto dal ministro degli interni italiano, Marco Minniti, per contrastare la Crisi Migratoria nel Mediterraneo.

Le accuse che Camps respinge al mittente sono quelle di trafficare in esseri umani in combutta con la guardia costiera libica, accuse infondate secondo il leader di Proactiva perché tutte le Ong che operano nel Mediterraneo lo fanno in coordinamento con la Guardia Costiera italiana. L’organizzazione di Camps, dopo aver dato nei giorni scorsi la propria disponibilità, ha comunque sottoscritto ieri mattina al Viminale il codice di condotta voluto dal ministro Minniti.

Fino ad ora quattro ONG hanno firmato il codice: Proactiva, Save the Children, Moas e Sea eye mentre Sos Mediterranee, Medici senza frontiere, Sea-Watch e Jugend Retter, la cui nave Iuventa è sotto sequestro con l’accusa di favoreggiamento del l’immigrazione clandestina, ancora non lo hanno fatto.