Il presidente statunitense Donald Trump non si ferma. Dopo la Corea del Nord, gli Stati Uniti puntano il dito contro il Venezuela di Nicolas Maduro. Il neopresidente venezuelano chiede un "faccia a faccia" in occasione dell'Assemblea Generale dell'ONU a settembre, ma Trump esclude ogni possibilità di dialogo avanzando, al contrario, l'ipotesi di un'opzione militare come risposta alla grave crisi politica ed economica venezuelana, un'opzione che, dal ministro della Difesa di Caracas, Vladimir Padrino, fedele alleato di Maduro, è stata definita "una pazzia" e un atto estremo.

La Casa Bianca, nel frattempo, sottolinea che il presidente statunitense parlerà con il leader del Venezuela non appena sarà ripristinata la democrazia nel Paese. In più, chiede al neopresidente venezuelano (per molti un dittatore) il rispetto della Costituzione, elezioni libere, liberazione dei prigionieri politici e cessazione delle violazioni dei diritti umani. L'ONU, nella persona di Jens Modvig, responsabile del comitato, si schiera contro Maduro, il quale, appunto, "commette crimini di lesa umanità in Venezuela".

I programmi di Nicolas Maduro

Eppure, il presidente venezuelano ha dato la sua disponibilità per avviare i negoziati e ristabilire relazioni non solo politiche, bensì anche di rispetto e di dialogo fondate sull'uguaglianza.

Sottolinea che il suo principale compito è di provvedere alla difesa del suo governo da attacchi sia interni sia esterni. Il suo progetto fondamentale - ed è quanto il neopresidente afferma in un discorso dal Palazzo federale legislativo - è il perfezionamento della Costituzione pionieristica del 1999. In seguito a ciò, Maduro non accetta le accuse di dittatura che gli sono state mosse contro.

Nell'articolo 5 della suddetta Costituzione, ad esempio, si dice che la sovranità appartiene e risiede nel popolo. In un altro passo, si afferma che lo Stato garantisce il godimento dei diritti umani e, ultimo ma non ultimo, non sono consentite discriminazioni di razza, sesso, credo e condizione sociale.

Il parere di un esperto dell'ONU sulle sanzioni nei confronti del Venezuela

La Casa Bianca ha applicato delle sanzioni nei confronti di Nicolas Maduro per due motivi in particolare: l'aver minato la democrazia e per gli scontri che si sono verificati, per due lunghi ed estenuanti mesi, nelle piazze che hanno visto la morte di una sessantina di manifestanti, fra cui alcuni agenti di polizia, e l'arresto di molteplici persone. Idris Dzhazairi, il relatore speciale dell'ONU per i diritti umani, ritiene che le sanzioni non sono una misura efficace che consentono di risolvere la crisi economica del Venezuela già duramente provata da inflazione e mancanza di cibo e servizi sanitari. Al contrario, per far sì che la situazione vada via via migliorando e che, quindi, il problema possa avviarsi ad una risoluzione pacifica, è necessario che i governi adottino un atteggiamento politico di dialogo con le autorità venezuelane.