Se le notizie che giungono da Pyongyang sono tutt'altro che tranquillizanti, sul fronte statunitense i toni non sono certamente diversi. Donald Trump freme, non è abituato a subire le altrui volontà, ma la politica obbliga quasi sempre a mettere da parte l'impulsività. Stando a quanto dichiarato dal senatore repubblicano Lindsey Graham in un'intevista alla NBC, il presidente degli Stati Uniti sarebbe disposto "non soltanto a distruggere il programma nucleare della Corea del Nord, ma anche l'intero Paese".
Tutte le opzioni restano sul tavolo
In proposito è intervenuta la portavoce della Casa Bianca, Sara Huckabee Sanders, affermando che "il presidente è stato molto schietto sul suo pensiero riguardo alla Corea del Nord.
Stiamo comunque facendo le nostre valutazioni e tutte le opzioni restano sul tavolo". La portavoce di Trump aggiunge inoltre che "non sarà fatta alcuna comunicazione sulle nostre mosse, prima di averle messe in atto". Pertanto lo staff del presidente non esclude che la minaccia di Trump possa essere messa in atto, per il momento Washington si limita alle esercitazioni militari congiunte con le forze armate sudcoreane, unica risposta all'ultimo test missilistico ordinato da Kim Jong-un.
Tillerson ammorbidisce i toni, ma...
Gli Stati Uniti non cambiano la loro tecnica di approccio alle tensioni internazionali. Se da un lato le armi sono sempre ben oliate e pronte all'uso, dall'altro si cerca almeno formalmente di evitare l'escalation militare.
La storia del Paese è legata a doppio filo con azioni di guerra che, bene o male, hanno sempre trovato un valido pretesto agli occhi dell'opinione pubblica americana. Pertanto il segretario di Stato, Rex Tillerson, dopo aver sparato a zero contro Russia e Cina nei giorni scorsi, decide di smorzare i toni nei confronti della Corea del Nord.
"Cercheremo di convincere i nordcoreani che non siamo loro nemici - ha detto il responsabile della diplomazia USA nel corso di una conferenza stampa - ma loro rappresentano per noi una minaccia inaccettabile che ci impone a reagire. Speriamo comprendano il messaggio". Dunque Tillerson mette un fiore nel proprio cannone, ma ne arma un altro a breve distanza, una vecchia ed abusata strategia.
Intanto la Cnn ha provato ad ipotizzare un bilancio in termini di vite umane, nel caso in cui venisse davvero scatenata una nuova guerra di Corea. Secondo gli analisti ed esperti militari dell'emittente, ci potrebbero essere diversi milioni di morti nella migliore delle ipotesi ed a pagare dazio in tal senso sarebbe la Corea del Sud, il Paese più esposto alla furia militare di Pyongyang.