I timori di Tokyo si sono rivelati fondati. Dopo oltre due mesi e mezzo di relativa calma, un nuovo missile balistico è stato lanciato dalle forze armate nordcoreane. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, specificando che il vettore è stato sparato dalla provincia di Pyongan. Meno di 24 ore prima, il governo giapponese aveva captato segnali radio anomali dalla Corea del Nord che potevano lasciar presagire ad un nuovo test, anche se le immagini satellitari indicavano più che altro un normale addestramento militare.
La reazione
L'avvenuto test è stato confermato anche dal Pentagono tramite il portavoce Rob Manning: secondo i capi di Stato maggiore USA, in base alle notizie in loro possesso, si tratterebbe di un missile balistico intercontinentale.
Secondo ulteriori dettagli forniti da Tokyo, il vettore avrebbe percorso circa 1.000 km prima di inabissarsi nel Mare del Giappone: sarebbe caduto in una zona economica esclusiva nipponica, vicina alle acque territoriali della prefettura di Aomori e, pertanto, praticamente davanti alla costa. Ragion per cui il premier Shinzo Abe ha subito convocato il gabinetto di crisi. La prima reazione al lancio nordcoreano è stata però fornita dalla Corea del Sud che ha condotto a sua volta un test missilistico il cui vettore è finito in mare tra la penisola coreana ed il Giappone.
L'imprevedibiità di Kim Jong-un
Soltanto poche ore prima del lancio, il ministro degli esteri russo, Igor Morgulov, aveva messo in guardia circa "i rischi apocalittici che possono scaturire dalla crisi coreana", sottolineando nel contempo come fosse "un buon segno che la Corea del Nord non avesse più eseguito test".
Ipotesi ottimistica spazzata via dalla mossa del sempre più imprevedibile Kim Jong-un che ha dunque ordinato il quindicesimo lancio dallo scorso febbraio ad oggi (in totale sono 22 i vettori sparati senza testata attiva dal regime). Diverse le ipotesi degli esperti internazionali circa la lunga pausa del regime, tra le diverse tesi anche quella che Pyongyang stesse aspettando le condizioni per intavolare un dialogo.
In realtà la mossa degli Stati Uniti di inserire nuovamente la Corea del Nord nella lista dei Paesi 'canaglia' in odore di terrorismo non la possiamo certamente considerare l'anticamera della diplomazia.
Segnali inquietanti
Di recente il governo cinese aveva inviato in Corea del Nord il capo del Dipartimento degli affari esteri, Song Tao.
Ma non sarebbe stato ricevuto da Kim, anche se certamente non era previsto un incontro con il massimo vertice del regime in questa missione. Sarebbe stato chiaramente un segnale di apertura che, al contrario, non è arrivato. Il lancio missilistico confermerebbe invece la volontà del giovane dittatore di tirare avanti per la sua strada nella volontà di sviluppare il suo programma missilistico e nucleare. Tutti gli altri segnali non vanno certamente in direzione opposta, a partire dall'azione 'temeraria' delle guardie di frontiera nordcoreane che hanno provocato l'incidente diplomatico al 38° parallelo, violando di fatto quanto sancito dall'armistizio della Guerra di Corea nel tentativo di fermare una diserzione.