Matteo Renzi rottamato come un’automobile usata da quelli che le auto le costruiscono davvero. È questo lo strano destino che sembra toccare in sorte all’ex presidente del Consiglio, ora segretario del Pd. A scaricare dallo sfasciacarrozze il politico toscano, ormai divenuto scomodo, è niente di meno l’ex alleato (forse solo per interesse) Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles (Fca) e presidente Ferrari. La bordata anti renziana Marchionne la spara sabato 2 dicembre, giorno di presentazione del nuovo team di Formula 1 Alfa Romeo-Sauber.
“Renzi ha perso qualcosa da quando non è più premier”, ha sentenziato il top manager. Bocciatura che risuona ancora più forte perché arrivata a poche ore dalle parole di lapo elkann (fratello di John, padrone di Fca) pronunciate durante la trasmissione Otto e Mezzo di Lilli Gruber: “Renzi non è un Macron, è un Micron”.
La svolta anti renziana di Marchionne
Arese, Museo storico dell’Alfa Romeo, sabato 2 dicembre 2017. È il giorno della presentazione del nuovo team di Formula 1 formato da Alfa Romeo e Sauber. Lo storico marchio lombardo torna dopo decenni nel mondo delle corse. Tutto merito dell’ad di Fca, Sergio Marchionne, che lo ha voluto fortissimamente. Un’occasione di festa che, inaspettatamente, si è trasformata in una presa di distanze del super manager dal suo ormai ex alleato politico Matteo Renzi.
“Renzi ha perso qualcosa da quando non è più premier, ma questo è normale”, ha dichiarato Marchionne senza neanche cercare di nascondere la volontà di rottamare il segretario Dem per montare al più presto sul nuovo cavallo politico (anzi Cavallino, come il simbolo della Ferrari) vincente. In questo senso vanno anche frasi come “non so nemmeno se l’ex presidente del Consiglio si ricandida” e “mi sembra che Silvio Berlusconi si presenti” (chiara strizzatina d’occhio verso chiunque dovesse essere il nuovo inquilino di palazzo Chigi).
Quando Marchionne lodava Renzi
Eppure i rapporti tra i due personaggi non sono stati sempre così tesi. Anzi, buoni, ottimi, quasi idilliaci. “Lo ringrazio per quello che sta facendo per l’Italia”, si lasciò sfuggire l’ad di Fca il 4 gennaio 2016, giorno della prima quotazione in borsa del marchio Ferrari. Prima ancora, nel 2015, in occasione della visita dell’allora premier Renzi allo stabilimento Fca di Auburn Hills, aveva dichiarato che “a me questo ragazzo piace, ha un grande coraggio”.
E poi, nel 2016, sempre dagli Usa, a Chicago, Marchionne ne aveva tessuto le lodi: “Se me lo chiedete, in Italia lo voterei”.
Lapo Elkann e il paragone con Macron
Probabilmente è stato solo un caso che la rottamazione di Marchionne sia giunta a poche ore dal giudizio poco lusinghiero dato su Renzi da Lapo Elkann, rampollo della famiglia Agnelli anche se estromesso dalla conduzione dell’azienda di famiglia, affidata al fratello John. Ospite della Gruber, come già accennato, Lapo aveva inanellato una serie di considerazioni anti renziane partendo da “si piace troppo e questo è pericoloso per lui e per noi”, arrivando a “è più provinciale di quanto sembra”, dopo essere passato per un emblematico “Renzi non è un Macron, molto più preparato di lui: è un Micron”.