Il Capo dello Stato, garante della Repubblica e della Costituzione di cui lui stesso ha celebrato la ricorrenza dei settant'anni dalla nascita, non ha ancora sciolto ufficialmente le riserve sulla data di convocazione delle prossime Elezioni politiche. Sembra, comunque, che si possa ritenere attendibile un termine prossimo o coincidente col giorno 4 marzo 2018; ipotesi che circola dall'incontro di Mattarella coi vertici di Camera e Senato, tenutosi lo scorso 19 dicembre. Per conoscere finalmente il giorno in cui gli italiani saranno chiamati a rinnovare le Assemblee, basterà aspettare fino a domani: i tre Presidenti si consulteranno ed il Capo del Governo apporrà la propria firma sulla conclusione di questa XVII Legislatura.

Attesa per la decisione di Mattarella

La tensione si avverte distintamente in tutti gli ambienti politici, pronti a darsi battaglia alle prossime politiche nazionali: chiare e decise le scelte delle opposizioni, non si conosce ancora il destino del Partito Democratico e dei suoi sostenitori in seno alla maggioranza.

L'attuale Presidente del Consiglio ha più volte sollecitato una "chiusura ordinata della Legislatura", il cui termine naturale cadrebbe in data 14 marzo 2018. Il che non significa, comunque, che il Governo rimarrebbe in carica: semplicemente il premier resterebbe al suo posto, mentre il Governo emanerebbe un decreto di scioglimento dei due rami del Parlamento, con l'Esecutivo che resterebbe per il disbrigo degli affari urgenti.

La parola ultima, in ogni caso, spetta alle tre cariche più importanti dello Stato.

Fervono i preparativi per le liste: non è prevista nessuna maggioranza assoluta

Il principale problema di queste politiche lo potremmo riscontrare all'indomani dell'espressione di voto: malgrado le intenzioni maggioritarie della nuova legge elettorale, non sembra chiaro chi potrebbe costituire, e con quali alleanze, una coalizione capace di stabilirsi per cinque anni nelle sedi istituzionali.

Il partito di maggioranza relativa, nelle intenzioni di voto, resta saldamente il Movimento 5 Stelle, penalizzato dalla presentazione singola, ma i partiti coalizzati dati per favoriti appartengono all'asse di centrodestra Berlusconi-Salvini-Meloni, forti delle scelte impopolari sostenute dal PD nel susseguirsi delle segreterie e dei Governi (Bersani-Renzi-Gentiloni), non ultima la polemica avviata dal Movimento Italiani senza Cittadinanza a seguito della bocciatura dello Ius Soli, non approdato ad una votazione per la mancanza del numero legale per sottoporre a decisione la legge in questione.

Un segnale "inequivocabile", ha sostenuto il Presidente della Repubblica, della cessazione delle attività di questo Governo, a cui alcune forze politiche, specialmente di sinistra, non vogliono tuttavia sottostare. Il cammino verso nuove elezioni, nondimeno, sembra segnato e definitivo.