Niente Imu, Tarsu, Irpef, Iva. La bolletta dell'energia elettrica la paga ma con un'accortezza: compila il nuovo bollettino dal quale defalca la quota del canone televisivo. L'acqua invece la preleva dal pozzo di casa. Benvenuti nel mondo di Maurizio Mescalchin, artigiano edile 58enne che vive e lavora 'regolarmente' a Galta di Vigonovo, frazione in provincia di Venezia, ma le Tasse non le paga. Le considera infatti gli iniqui balzelli di uno stato estero, quello italiano. Mentre lui si ritiene solo e soltanto un cittadino della stato veneto. Di conseguenza la sua casa è sul territorio veneto.
Indipendenza fai da te
Il fatto non è nuovo perché è dal 2008 che Maurizio Mescalchin si è "staccato" dall'Italia dichiarando la sua indipendenza dallo stato italiano in nome di una sola sovranità, quella individuale: da tempo l'uomo si batte perché sia riconosciuta l'extraterritorialità della propria abitazione, sorvegliata da telecamere antidroni come fosse l'ambasciata di uno stato estero o una base militare e su cui sventola la bandiera con il leone di San Marco. La sua casa nelle campagne è territorio dello stato veneto. Un cartello issato sul cancello reca la scritta: "E' vietato l'accesso a funzionari dello stato italiano non autorizzati". Ovviamente il perentorio avviso non vale per i veneti che per entrare in casa sua non hanno bisogno di documenti, tanto meno del passaporto.
In possesso di una partita Iva, l'artigiano edile emette regolare fattura, questo sì, ma ce l'ha con lo Stato italiano. Anzi per la precisione con il fisco tricolore da dieci anni a questa parte, quando l'ha costretto a chiudere la sua società edile e a liquidare i dieci dipendenti. Da quel momento, ha preso una decisione che pare irremovibile: non versare più neanche un centesimo a uno stato che non riconosce.
Una rivolta fiscale oltre a una secessione su scala domestica, che va avanti da un decennio, documentata nel 2014 dalla trasmissione "Le Iene". La repubblica italiana per il secessionista autorganizzato è una spa, una società privata e non c'è nessun motivo per cui debba pagare le tasse a un privato. "Non ho mai firmato contratti con lo stato italiano", dice sentendosi a posto.
'Lo stato italiano mi deve 529 mila euro'
Mescalchin sostiene che non è lui ad avere debiti con lo stato italiano, ma anzi vanta un credito di oltre 500mila euro, i soldi delle tasse che ha pagato da imprenditore prima del 2008, anno dal quale ha detto stop e ha smesso di pagare qualsiasi imposta. Tanto denaro che sostiene gli sia stato rubato dalla 'società Italia'. Le varie cartelle esattoriali da 80mila, 190mila e 250mila euro che gli sono arrivate insieme a quelle di Inail, Inps e altro, sono andate a finire nella pattumiera. Insiste col dire a chi lo incalzi di non essere cittadino italiano e di non riconoscere le leggi italiane. Da veneto non vuol pagare le tasse a uno stato 'estero', né finire come alcuni suoi amici imprenditori che si sono suicidati perché salassati.
"Non voglio morire per lo Stato", dichiara. A casa sua non è riuscita ad entrare neanche la Finanza, o almeno nel 2013 quando erano venuti a fargli una visita in borghese con tanto di cartelle di Equitalia, ai finanzieri non ha permesso di accedere. Né d'altra parte gli hanno potuto confiscare nulla, perché non ci sono documenti che dimostrino che possieda beni. Ed ora è sicuro di vivere meglio di prima. Dal medico o in ospedale viene curato gratuitamente. Dice: "Se curano gratuitamente gli immigrati, mi spetta lo stesso trattamento". Gli sta bene andare avanti così. L'unico suo desiderio ora è che il Veneto tutto diventi indipendente.