Si incontrarono ad un torneo di golf delle celebrità. Lui si pavoneggiò moltissimo, non parlava che di se stesso, e si vantava mostrando la sua immagine sulla copertina di "Time". La conoscenza andò avanti nella notte in una camera d'albergo: lei, per "punirlo", prese l'iniziativa, lo invitò a girarsi e a togliersi i pantaloni, per poi sculacciarlo proprio con quel magazine che le aveva mostrato qualche ora prima. Lui ne fu ben felice: remissivo, si arrese al suo gioco, paragonandola alla figlia Ivanka.
Dettagli piccantissimi ma anche piuttosto ridicoli emergono dal racconto di Stephanie Clifford (nome d'arte Stormy Daniels), professione spogliarellista e pornostar.
Una donna che sta mettendo non solo in grave imbarazzo, ma anche nei guai, il presidente Usa Donald Trump. Nell'attesa intervista rilasciata in esclusiva al programma di approfondimento della Cbs "60 Minutes", si è soffermata sull'incontro intimo avuto con il tycoon nel 2006. Nessuna molestia, il rapporto fu consenziente. Ma i soldi pagati a 12 giorni dall'elezione presidenziale per metterla a tacere, potrebbero far incriminare il presidente per un presunto finanziamento illecito.
Bollente sculacciata
Le rivelazioni dell'attrice non hanno deluso le aspettative di chi cercava particolari scabrosi. Nel corso dell'approfondimento televisivo "60 minutes", all'intervistatore Anderson Cooper, la pornostar ha raccontato cosa sarebbe accaduto nella camera d'albergo di proprietà del magnate a Lake Tahoe nel 2006.
A quei tempi lui era un imprenditore edile e televisivo, aveva 60 anni, mentre lei ne aveva 27. Il "pezzo forte" dell'incontro a luci rosse fu la sculacciata che la pornostar fece al tycoon, utilizzando la rivista in cui lui appariva in copertina.
Quell'unico rapporto sessuale con Donald Trump fu consenziente e non protetto: lei non gli chiese di usare anticoncezionali.
Il magnate statunitense, completamente soggiogato, si lasciò andare a presunte esternazioni singolari: "Mi ricordi mia figlia, mi piaci". L'immobiliarista era da poco sposato con Melania, ed era appena nato il loro unico figlio, Barron.
"Era attratta fisicamente da lui?", ha chiesto il conduttore. "No", ha risposto fermamente l'ospite.
C'era in ballo la partecipazione della giovane al reality-show "The Apprentice", condotto proprio da Trump. Dopo quella notte restarono in contatto, ma si rividero solo un anno dopo, nel luglio del 2007, in un altro albergo, il Beverly Hills Hotel di Los Angeles, ma stavolta senza sculacciate. La promessa di farla lavorare in Tv non fu mantenuta.
Minacce nel parcheggio
Quel rapporto, per la "tempestosa" Daniels, non andava "sciupato". L'attrice a luci rosse cercò di farlo fruttare, ma quando nel 2011 stava per vendere la storia ad un tabloid, ricevette delle minacce. Ha raccontato che si trovava in un parcheggio con la figlia piccola, quando le si sarebbe avvicinato uno sconosciuto, dicendole: "Lascia stare Trump, dimentica tutto".
E, rivolto alla figlia, avrebbe detto: "è una bella bambina, sarebbe un peccato se accadesse qualcosa a sua mamma". Ha sostenuto di non essere andata alla polizia per paura, ed è rimasta in silenzio per anni.
L'accordo di riservatezza violato
In parte le rivelazioni sono già state rese pubbliche, ma dopo l'intervista la faccenda è diventata ancor più spinosa per il presidente, sia per il suo ruolo istituzionale che in ambito familiare. Nel 2016 la pornostar avrebbe firmato un accordo, quando Trump era candidato alla presidenza: il suo silenzio le sarebbe stato pagato 130mila dollari. Daniels sostiene di averlo firmato perché le fu fatto credere di non avere altra scelta, anche se non ha mai subito minacce fisiche.
Su questo presunto accordo, la spogliarellista ha fatto causa al presidente: sostiene che sia nullo perché realizzato e firmato con l'avvocato personale di Trump, Michael Cohen, mentre mancherebbe la firma del diretto interessato. Dopo la presidenza Clinton, dunque, ancora una volta una donna è fonte di guai per la Casa Bianca che, per ora, non ha commentato. In questo caso si tratterebbe di una violazione delle leggi sulla campagna elettorale. Oltre l'imbarazzo, un reato.