La storia di Alfie Evans è entrata nel cuore di molti, generando indignazione, compassione, solidarietà.
L'appello del Papa
Ricordiamo innanzitutto l’appello di Papa Francesco al Regina Coeli di ieri,15 aprile, con cui ha invitato i fedeli a pregare per i malati che vivono in un grave stato di infermità come Vincent Lambert in Francia e Alfie Evans in Inghilterra. Persone che, come ha affermato il Pontefice, dipendono totalmente dalle cure mediche anche per i loro bisogni primari. La preghiera e l’appello lanciato dal Papa è che “ogni malato sia sempre curato in modo adatto alla sua condizione con l’apporto concorde dei familiari e con grande rispetto per la vita”.
Un appello tanto più necessario perché queste potrebbero essere le ultime ore di vita del bambino.
Gli ultimi tentativi disperati di Thomas Evans
Una situazione disperata che, il 12 aprile scorso, ha portato Thomas Evans a tentare di strappare suo figlio all’Ospedale, impugnando un documento del Christian Legal Center, l’ufficio legale che sta difendendo la famiglia e che definisce legittimo e “legale” il tentativo disperato di Thomas, a condizione di essere assistito da un team di professionisti medici che garantiscano al bambino i supporti vitali, durante il trasporto. Sempre nella sera del 12 aprile, diverse ambulanze aeree hanno offerto il loro aiuto per portare via il bambino ed è stato in quell’occasione che il padre di Alfie ha formalmente revocato il “dovere di cura” dell’ospedale nei confronti del bambino, trasferendolo su un medico polacco, specializzato in terapia intensiva e nel trasporto aereo e che avrebbe portato, con i dovuti supporti vitali, il piccolo verso l’ospedale Bambin Gesù di Roma da cui è giunta una proposta provvidenziale di assistenza gratuita per il resto della vita di Alfie.
Per tutta risposta, l’Alder Hey ha chiamato la polizia bloccando tutto e interpretando probabilmente il “dovere di cura” come “dovere di morire”.
Le manifestazioni di solidarietà in Inghilterra e in Italia
Contemporaneamente, una folla di 2000 persone manifestava davanti all’ospedale in sostegno della famiglia chiedendo di liberare Alfie, così come in diverse città italiane si stanno moltiplicando le iniziative di solidarietà in favore del piccolo: veglie di protesta e di preghiera a Milano, Como, Torino, Reggio Emilia e presto anche a Bari.
Insomma, in attesa di sapere cosa ne sarà della vita del piccolo, possiamo, a ragione, dire che la vicenda ha davvero coinvolto e mosso molti che probabilmente si sono identificati nel dolore e nella rabbia dei due genitori inglesi che si sono visti strappare il loro diritto parentale, impugnato solo ed esclusivamente per affermare il loro sacrosanto diritto-dovere a difendere la vita del loro bambino.