“Mi hanno fatto una puntura per uccidere il mio bambino. Mio padre vuole farmi sposare qui”. Con questo spaventoso messaggio, inviato con Whatsapp, Farah ha rivelato alle amiche ed al suo ragazzo la tragedia che sta vivendo. La donna, che abitava a Verona, ha solo 18 anni ed è stata portata con l’inganno dai familiari in Pakistan, per impedirle di avere un figlio dal giovane di cui si è innamorata in Italia. Una storia che ricorda da vicino quella di Sana Cheema, la 25enne italo-pachistana di Brescia, strangolata nel suo Paese d’origine dal padre e dal fratello, perché aveva deciso di sposare il suo fidanzato italiano: in questo caso la giovane sarebbe stata obbligata con la forza dai parenti ad abortire.

La partenza per il Pakistan

Eppure la vita di Farah, fino a qualche mese fa, sembrava tornata serena: la ragazza frequentava l’ultimo anno dell'istituto professionale Sanmicheli di Verona e stava vivendo la sua storia d’amore con un compagno di scuola. La coppia aveva accolto bene la notizia inattesa della gravidanza della giovane: Farah aveva perfino chiesto di poter sostenere in anticipo gli esami di maturità che si sarebbero tenuti nei giorni del parto, per non perdere l’anno scolastico. Poi, a gennaio, la partenza inattesa per il Pakistan: aveva detto a tutti che era una vacanza, per partecipare alle nozze del fratello, ma forse questa era stata la scusa utilizzata dai parenti per farle lasciare Verona, città in cui non è mai più tornata da allora.

I messaggi recapitati al suo ragazzo ed alle amiche hanno fatto scattare l’allarme: sulla vicenda adesso indaga la Digos, mentre la Farnesina a chiesto all’ambasciata italiana a Islamabad di verificare l’accaduto.

Gli inquietanti messaggi di Farah

“Sono stata sedata e legata ad un letto, mi hanno obbligato a subire un aborto”.

Con queste inquietanti parole, inviate alle amiche ed al ragazzo, la giovane ha raccontato l’incubo che sta vivendo. Farah aveva già avuto seri problemi con la famiglia: l’anno scorso aveva deciso di denunciare il padre per maltrattamenti. Da quel momento si era trasferita in una casa-famiglia, lasciata lo scorso 9 gennaio, quando aveva raccontato a tutti di essersi riconciliata con la famiglia, poco prima di partire.

Il padre ed il fratello della giovane sono tornati a Verona, ma dicono di non avere alcuna intenzione di lasciarla libera: le hanno tolto i documenti ed è costantemente sorvegliata dalla madre e dalla sorella, rimaste con lei in Pakistan. Nel frattempo dal ministero degli Esteri spiegano che sono in corso tutte le verifiche: “Se la vicenda fosse confermata, ci troveremmo davanti ad un episodio molto grave – fanno sapere dalla Farnesina – l’Italia difende alcuni principi fondamentali, come il rispetto dei diritti umani, la libertà dell’individuo e la parità tra uomo e donna”.