Potrebbe esserci la mano di un assassino dietro l’incendio che ha colpito martedì scorso una palazzina in via San Lorenzo, a Brunico in Trentino-Alto Adige. I vigili del fuoco sono intervenuti per mettere al sicuro 33 persone, tra cui un neonato di sette mesi, ma non hanno potuto fare nulla per salvare la vita di Nicoleta Caciula. La quarantaseienne rumena, ma da molti anni residente in paese, è stata trovata nel suo monolocale al secondo piano dell’edificio da dove sono partite le fiamme. Inizialmente si era pensato ad un decesso per soffocamento provocato dal fumo, ma le varie analisi hanno rivelato che la donna è morta prima che il rogo cominciasse.

La causa del decesso sarebbe da attribuire allo strangolamento con una prolunga elettrica che stringeva il collo della vittima.

Non si esclude l’ipotesi di suicidio

I pompieri l’hanno trovata così, nel locale devastato dalle fiamme, parzialmente nascosta da una coperta. Inoltre dagli accertamenti risulta che la donna non ha respirato il fumo dell’incendio essendo morta già prima che la casa cominciasse a bruciare. Due le ipotesi al vaglio degli inquirenti. Oltre a quella dell'omicidio non si esclude nemmeno l’eventualità di un suicidio, nonostante alcuni elementi rendano difficile la possibilità che la vittima abbia fatto tutto da sola. Primo fra tutti il nodo – diverso da un cappio – che nessuno avrebbe potuto stringere intorno al proprio collo senza perdere i sensi prima di riuscirci.

Inoltre, secondo le testimonianze rese dai conoscenti alle forze dell’ordine, Nicoleta viveva un’esistenza serena, con un lavoro stabile in un’azienda del posto che realizza pannelli in legno e con le vacanze nel suo paese natale già organizzate per le ferie di agosto.

La pista dell'omicidio

Si attendono i rilievi della scientifica in corso nell’appartamento per capire meglio cosa sia successo.

Si cerca qualche traccia lasciata da un’altra persona presente al momento della tragedia. La porta dell’abitazione non mostra segni di scasso e, quindi, se ci fosse stato qualcun altro si tratterebbe di una persona che Nicoleta conosceva bene e che avrebbe fatto entrare in casa senza problemi. Inoltre secondo l’anatomopatologo che ha effettuato l’autopsia appare chiaro come sul corpo della vittima non vi siano segni di colluttazione.

Quindi, secondo le ricostruzioni, l’assassino l’avrebbe colta di sorpresa stringendole il cavo elettrico intorno al collo senza lasciarle il tempo di reagire. Nel frattempo i carabinieri che seguono il caso, coordinati dal sostituto procuratore Daniela Pol, sono alla ricerca di un possibile movente per l’omicidio. Nel frattempo gli inquirenti continuano a sentire parenti e conoscenti della donna a partire dal fratello che abita nello stesso quartiere di Brunico. Ma, da quello che raccontano tutti, sembra proprio che Nicoleta non avesse nemici. Di recente l'operaia aveva interrotto una relazione sentimentale con un connazionale con il quale si sarebbe lasciata in buoni rapporti. Si cercano, quindi, elementi che possano chiarire il giallo del monolocale dove però le fiamme sembrano aver cancellato ogni traccia di quello che è accaduto.