Dopo un interrogatorio fiume, durato tutta la notte, Zakaria Safri è crollato: è stato lui ad uccidere – sotto l’influsso della droga – Sabrina Malipiero, 52 anni, trovata morta sabato mattina dal figlio Stefano nella sua casa di via Pantano a Pesaro. Gli inquirenti erano arrivati a lui selezionando tutte le persone con cui la vittima aveva avuto contatti telefonici negli ultimi giorni. Eliminando gli amici più stretti ed i familiari, avevano convocato in commissariato una decina di persone, ma alla fine era rimasto solo il marocchino 38enne a rispondere alle loro domande.
“Non so perché l’ho fatto” sono state le sue parole all’alba di domenica 15 luglio, quando si è visto ormai in trappola; eppure per tutta la notte aveva cercato di sviare ogni accusa, trovando sempre una giustificazione per ogni indizio che sembrava incolparlo.
Il lungo interrogatorio del sospettato
Diversi gli elementi che hanno incastrato l’ex imbianchino, attualmente disoccupato: ad esempio, le celle telefoniche hanno dimostrato la sua presenza nella casa di Sabrina nel pomeriggio di sabato, quando è avvenuta la tragedia. Inoltre i suoi abiti erano macchiati di sangue, lo stesso sangue ritrovato nella macchina della Malipiero, una Daewoo Matiz nera, che l’assassino aveva usato per scappare dal luogo del delitto, per poi abbandonarla a due chilometri dall’abitazione della vittima.
Inoltre Safri era in possesso delle chiavi della vettura, oltre che della borsa della donna. Nonostante tutti questi gravi indizi a suo carico, l’uomo ha resistito per ore dichiarando di essere andato a casa della sua amica, come accadeva abitualmente, e di averla trovata morta; poi, preso dal panico, aveva deciso di allontanarsi sull'automobile di Sabrina.
Si cerca di individuare il movente del delitto
Solo quando è stato ritrovato anche il coltello da cucina con cui la Malipiero è stata colpita al collo, il sospettato è crollato: ha confessato l’omicidio ed ammesso di aver agito sotto l’effetto della cocaina, presa due volte prima del litigio con la vittima. Gli unici elementi che non ha voluto spiegare agli uomini della Squadra Mobile di Pesaro, coordinati dai pm Fabrizio Giovanni Narbone e Silvia Cecchi, sono stati i motivi che avrebbero scatenato la sua ira, portandolo a percuotere ripetutamente la donna, fino a sferrarle uno o due colpi con il coltello, che le hanno reciso la giugulare, facendola morire dissanguata.
Un’amnesia che non convince gli inquirenti, vista la lucidità con cui il marocchino – già noto alle forze dell’ordine per i suoi problemi con la droga, anche se mai condannato – ha cercato per ore di sviare le indagini. Si vuole chiarire il tipo di rapporto che c’era tra i due, che, secondo le prime indiscrezioni, non sarebbe di natura sentimentale. In molti hanno confermato che l'uomo, ora indagato per omicidio volontario, frequentava l’abitazione della Malipiero. Una conoscenza maturata grazie all’attuale compagno della donna, un camionista, che avrebbe chiamato Safri a lavorare saltuariamente, dopo che quest’ultimo aveva perso l’impiego da imbianchino: Sabrina non avrebbe avuto nessun problema ad aprirgli la porta sabato pomeriggio.
Dunque la risposta alle domande sul movente del delitto potrebbe essere proprio nella droga: i due avrebbero consumato insieme della cocaina prima di litigare, come dimostrerebbero le tracce di “strisce” trovate su due piatti nell’abitazione, mentre nella borsa della vittima sarebbero state rinvenute altre due dosi di polvere bianca.