Un bambino di due anni è stato ucciso dalla sua stessa madre per aver urinato sulle lenzuola del lettino. È successo nel 2016 nel Sud Dakota (Stati Uniti); martedi 17 luglio scorso il tribunale ha disposto per la donna una pena detentiva di 40 anni per omicidio colposo.

L'accaduto al piccolo che ha urinato a letto

Non avendo controllo sui loro bisogni fisiologici, i bambini tendono a fare la pipì a letto per un certo periodo della loro vita senza riuscire ad arrivare al vasino. Sembra però che questa semplicissima constatazione non valga a molto per la mamma del piccolo Kylen, Katrina Shangreaux (trent'anni).

La donna ha raccontato di aver preso una cinghia e di aver colpito il bambino ripetute volte con la stessa con violenza inaudita, finché non si è resa conto di averlo ridotto ad un corpo senza vita. Una presa di coscienza angosciante anche per lei, che però non ha fermato la donna dal rimettere a posto la scena del crimine prima di allertare i primi soccorsi. Ha pulito il sangue del bambino con estrema lucidità e pazienza metodica, cercando di camuffare l'omicidio raccontando ai paramedici che il bambino si era soffocato con un torso di mela. Ma le prove dell'assassinio erano troppo evidenti per una scusa così banale, così i medici sono intervenuti anche nei confronti della mamma.

La scoperta dell'omicidio del piccolo Kylen

I medici accorsi in aiuto del piccolo, dopo aver fatto di tutto per rianimarlo, hanno però compreso immediatamente cosa fosse successo: il cadavere del piccolo infatti presentava innumerevoli lividi e bruciature di sigaretta (anche sulle parti intime): segni inequivocabili di una violenza domestica andata avanti per chissà quanto tempo.

I paramedici perciò hanno chiamato la polizia che ha arrestato immediatamente la donna con le accuse di omicidio colposo e violenza su minore.

La confessione della madre

Una volta portata in centrale, la donna ha ammesso il suo crimine raccontando di averlo percosso con una cinghia con le borchie, ma ha poi detto di non avere avuto l'intenzione di ucciderlo.

Ma non solo: sembra che la pipì a letto non sia stata l'unica causa: l'azione scatenante la sua reazione è stata uno "sguardo di traverso", lanciatole con un'aria "di sfida" (secondo le parole della madre) dal bambino, e che l'avesse chiamata con il nome di battesimo della zia proprio per indispettirla. Ipotesi altamente assurde che non hanno risparmiato alla donna la condanna di quarant'anni in carcere.