Ieri, si è conclusa la più grande partita che i dodici giovanissimi calciatori abbiano mai dovuto disputare in tutta la loro esperienza calcistica e l'hanno vinta grazie alla loro forza d'animo nel voler continuare a lottare. Il trofeo che mostrano è la soddisfazione di avercela fatta ed il loro allenatore è fiero di aver allenato dei ragazzi così in gamba, ma per lui l'incubo non si è ancora concluso.

Pur essendosi pentito ed aver posto molte volte le sue scuse alle famiglie dei ragazzi, ciò non basta a lasciarsi dietro tutti quei giorni d'inferno e per questo potrebbe rischiare un processo, di cui non si hanno ancora particolari a riguardo.

Bisogna dire che se non fosse stato per lui, i ragazzi avrebbero bevuto l'acqua depositata al suolo, rischiando qualche infezione o malattia estremamente grave, ma ciò non toglie la sua irresponsabilità, specialmente nel momento in cui li ha condotti all'interno della grotta per far affrontare loro una prova di coraggio. Uno dei genitori ha mostrato il suo sollievo nel fatto che l'allenatore fosse con loro durante quei giorni, ma la stampa continua a puntargli il dito contro.

La situazione dei ragazzi

Ora tutti tranquilli: ognuno ha perso due chili a testa, ma psicologicamente sono in continuo miglioramento. Nel loro sangue è presente un tasso maggiore di globuli bianchi. Ciò rappresenta la presenza di qualche infezione, ma niente che non si possa risolvere con qualche antibiotico.

Tutti mangiano allegramente e specialmente inondano gli infermieri di richieste di cioccolata e dolci di ogni genere.

Resteranno tutti in ospedale in quarantena per minimo una settimana, in modo da poter monitorare costantemente le loro condizioni di salute. Solo uno di loro rimarrà lì per uno o due giorni in più a causa di un principio di polmonite, solo a scopo precauzionale.

L'ultimo si è salvato per miracolo

Pochi secondi dopo il termine dell'ultimo recupero, si sono rotte le pompe idrovore che, fin a quel momento, avevano tenuto basso il livello dell'acqua. Se fosse successo prima, la situazione sarebbe divenuta estremamente complicata. Ritardare le operazioni di salvataggio era fuori discussione dato che il livello d'ossigeno all'interno della grotta calava inesorabilmente.

Alla fine della storia, si sono salvati tutti anche se bisogna ricordare una perdita importante, ovvero uno dei membri dei Navy Seals thailandesi morto a causa della mancanza d'ossigeno. Se non fosse stato per la sua morte, nessuno si sarebbe accorto del problema riguardante il calo dell'ossigeno all'interno della grotta. Doveroso è dargli un merito. Ai posteri l'ardua sentenza.