Il corpo di Manuel Careddu sarà sottoposto ad autopsia il 20 ottobre. L'incarico di condurre l'esame è stato affidato al perito torinese Roberto Testi, medico legale che si è occupato dei casi di Cogne e Garlasco. Il corpo del 18enne di Macomer (Nuoro), barbaramente ucciso dal branco di cinque giovanissimi, è talmente compromesso da rendere impossibile l'identificazione. Per questo si procederà con l'esame del Dna, che potrà dire con certezza se appartiene al ragazzo. L'autopsia serve a stabilire, tra i tanti quesiti che gravitano intorno al caso, la dinamica dell'omicidio e l'esatta causa del decesso.

Elementi che permetteranno di dare un volto agli autori materiali dell'esecuzione.

L'importanza dell'autopsia

Sarà così possibile delimitare ulteriormente i contorni del delitto per cui sono stati arrestati i 20enni Christian Fodde, Matteo Satta, Riccardo Carta e i 17enni C.N e G.C (ragazzo e ragazza 17enni). Un branco che, alla luce delle emergenze investigative finora rilevate, avrebbe agito con una efferatezza e una determinazione senza precedenti.

Occorrerà dare un preciso inquadramento temporale all'esecuzione dell'omicidio, stabilendo l'ora esatta del decesso della vittima. Sulla base delle lesioni, sarà possibile definire le armi usate per uccidere Manuel Careddu. Gli accertamenti autoptici saranno fondamentali anche per chiarire l'eventuale presenza di ferite post mortem e se, sul corpo del 18enne, abbiano agito più persone.

Alla ricerca di risposte sulla dinamica

Roberto Testi è uno dei massimi esperti di Medicina legale in Italia. Ha lavorato a numerosi casi, tra cui il delitto di Cogne, il giallo di Simonetta Cesaroni e la super perizia sull'omicidio di Chiara Poggi. A lui il compito di vagliare la compatibilità delle dichiarazioni rese dai cinque indagati in sede di interrogatorio con gli effettivi riscontri forniti dall'autopsia.

Il cadavere è stato ritrovato sepolto in una buca di 30 cm. ricavata nel terreno in uso al padre di uno dei 20enni arrestati. La zona del ritrovamento dista circa un chilometro dal cimitero di Ghilarza, e gli inquirenti indagano per capire anche tempi, modalità e soggetti intervenuti nelle fasi di occultamento. Il 18enne sarebbe stato massacrato sulle rive del lago Omodeo per essere poi fatto a pezzi con una motosega e seppellito nudo altrove.

Secondo quanto emerso, sarebbe stato colpito prima con un piccone e poi finito con una pala. Vicino al cadavere nessun indumento e nessun documento. In carcere, dal 10 ottobre scorso, non si è pienamente dissolto il silenzio del branco, su cui pendono le gravissime accuse di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Poche ore fa la svolta dalle intercettazioni: un sesto uomo è entrato nel fuoco investigativo e potrebbe avere le ore contate.