Nei giorni scorsi, gli inquirenti che stanno cercando di risolvere il caso di Stefano Leo – il commesso 34enne di Biella ucciso lo scorso 23 febbraio mentre si trovava sul lungo Po Machiavelli a Torino – avevano chiesto l’aiuto di chiunque avesse visto o sentito qualcosa di utile. Mai si aspettavano che nella caserma dei carabinieri di via Valfre si presentasse un uomo pronto ad accusarsi di essere l’assassino, come è accaduto nelle prime ore del pomeriggio di giovedì.
Subito negli ambienti investigativi si è diffusa la notizia che l’autore del delitto si fosse consegnato.
Ma con il passare delle ore l’ottimismo è andato scemando, sostituito dalla certezza di trovarsi di fronte ad un mitomane; il racconto del presunto killer, di cui non si conosce l’identità, è diventato sempre più inaffidabile, finché a mezzanotte non si è deciso di congedarlo.
Le perquisizioni a casa del presunto killer di Stefano Leo
“Ci ha fatto solamente perdere tempo” avrebbero confidato gli investigatori, al termine dell’interrogatorio. Anche una perquisizione nella residenza di questo individuo non avrebbe portato alcuna prova che avvalorasse la sua testimonianza. Non si capisce nemmeno quali rapporti potesse avere con la vittima.
Tra le altre cose, l’uomo avrebbe spiegato di aver conservato a lungo il coltello con cui Stefano Leo è stato ucciso e di essersene sbarazzato solamente pochi giorni fa, gettandolo in un cassonetto dell’immondizia in una zona periferica di Torino.
Anche i suoi familiari, accorsi in caserma, hanno ribadito ai carabinieri che il loro parente è solamente un mitomane: soffre di problemi di salute per i quali è costretto a prendere diversi farmaci che, a volte, gli fanno perdere lucidità.
Le indagini proseguono: si segue la pista passionale
Eppure in queste settimane gli inquirenti hanno fatto diversi passi avanti per capire chi possa aver ucciso – con una coltellata che gli ha reciso la giugulare – il commesso del negozio K-way. Inizialmente si era pensato all’aggressione di un folle; di certo non un furto, visto che gli effetti personali di Stefano, tra cui uno zainetto con portafogli e cellulare, non erano stati toccati.
Poi però ha preso piede un’altra ipotesi, quella di un omicidio premeditato, forse con un movente passionale.
Gli investigatori si muovono nel massimo riserbo: nelle settimane scorse hanno esaminato tutti i filmati delle telecamere di sicurezza della zona, elaborando anche l’identikit di un uomo che si era allontanato velocemente dalla scena del crimine, che però potrebbe essere solo un testimone.