Svolta nel giallo di Marcheno (Brescia).A quattro anni dalla scomparsa di Mario Bozzoli, imprenditore 50enne titolare di un'importante fonderia della Valtrompia, è arrivata una svolta. Secondo la Procura Generale di Brescia, che ha chiuso l'indagine, l'uomo è stato ucciso dai nipoti Giacomo e Alex (figli del fratello maggiore Adelio). Con ogni probabilità le liti quotidiani, inasprite da motivi economici, sono culminate in un efferato delitto.

Rapporti familiari difficili

Mario Bozzoli ha fatto perdere le sue tracce la sera dell'8 ottobre 2015. Intorno alle 7 di sera ha telefonato alla moglie Irene, con la quale doveva recarsi ad una cena: "Ho fatto un po' tardi - l'ha tranquillizzata - ora faccio la doccia ed arrivo".

Invece, l'imprenditore non si è mai presentato all'appuntamento. Non si è neppure cambiato gli abiti da lavoro. In fonderia, quella sera, c'erano altre 5 persone. I nipoti, Giacomo ed Alex (33 e 40 anni) e tre dipendenti. Oscar Maggi, Giuseppe Ghirardini (ritrovato poi morto in circostanze misteriose una decina di giorni più tardi, nei boschi della Valcamonica) ed il senegalese Aboagye Akwasi, detto Abu.

Secondo il procuratore Pierluigi Maria Dell’Osso, che ha chiuso le indagini, Mario sarebbe stato ucciso dai due nipoti proprio nella sua fabbrica di Marcheno. I rapporti familiari erano infatti molto tesi e rancorosi. Da una parte c'erano il fratello Adelio (anch'egli titolare) con Giacomo e Alex e dall'altra parte, solo, Mario.

Il movente? Secondo la Procura Generale di Brescia una profonda avversione alimentata da liti quotidiane per questioni lavorative. I quattro non si trovavano d'accordo su un’operazione economico-finanziaria ed avevano progetti diversi. La moglie Irene, ricostruendo, gli ultimi mesi del marito aveva dichiarato agli inquirenti: "Mario aveva paura dei nipoti".

Bozzoli non è stato gettato nel forno

Secondo il procuratore generale di Brescia, Mario è stato ucciso. Il suo corpo non è mai stato trovato, ma l'imprenditore non sarebbe stato spinto nei forno dei lingotti (come si era ipotizzato inizialmente).Gli accertamenti (effettuati anche dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo) non hanno riscontrato alcuna traccia di origine biologia tra le ceneri della fonderia.

Alex e Giacomo sono accusati di omicidio premeditato e devono rispondere anche di distruzione di cadavere. Ai due operai (il senegalese Aboagye «Abu» Akwasi e l'italiano Oscar Maggi) invece è contestato il favoreggiamento personale (in quanto, nei giorni successivi al delitto, si sono dimostrati reticenti).

Va precisato che non si tratta di una richiesta di rinvio a giudizio, ma "solo" di un avviso di chiusura delle indagini. Ora sarà la difesa a controbattere, ma sicuramente si arriverà ad un lungo e complesso processo.