Era una persona di fiducia, un amico di famiglia da tempo, tanto che i bambini lo chiamavano “nonno”. Ma il sessantacinquenne vicino di casa, sposato e residente in provincia di La Spezia, in realtà avrebbe abusato della piccola di 10 anni che i genitori gli affidavano insieme al fratellino, quando andavano a lavorare. Una vicenda inquietante, scoperta quasi per caso il febbraio scorso, e che nelle ultime ore ha portato i carabinieri della compagnia di Sarzana all’arresto dell’uomo, finito ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Per lui l’accusa è molto seria: l’aver consumato rapporti carnali con una minorenne.

Il presunto pedofilo si trovava in Campania, ospite di alcuni parenti: rintracciato dai militari dell’Arma è stato subito accompagnato nella sua residenza in Liguria, per applicare la misura cautelare disposta dal gip Fabrizio Garofalo, su richiesta del pm Federica Mariucci.

Lo sconvolgente racconto della piccola vittima

Come detto, le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica di La Spezia, sono cominciate lo scorso febbraio, quando la mamma e il papà hanno notato qualcosa di strano al momento di accompagnare a letto la figlia: diverse macchie di sangue sui vestiti della bimba. Con tatto i due le hanno chiesto cosa fosse successo. Il racconto della piccola è stato sconvolgente: il “nonno” era solito palpeggiarla e baciarla, quando i due rimanevano soli in casa.

I genitori hanno immediatamente sporto denuncia: nel corso delle indagini diversi accertamenti tecnici hanno confermato le parole della bambina. Infatti un perito nominato dal magistrato ha rinvenuto sugli indumenti intimi sporchi di sangue e su un paio di leggins, sequestrati dai militari dell’Arma, tracce del Dna appartenenti al sessantacinquenne.

L’uso dei social per adescare minorenni

Inoltre sono stati esaminati i telefonini dell’indagato: gli esperti hanno rinvenuto diverse immagini a luci rosse, in alcune delle quali erano presenti anche dei minori. Infine i carabinieri hanno scoperto che l’uomo usava dei profili falsi sui social per adescare giovanissimi in rete.

Quella dell’uso del web per scambiarsi materiale a carattere pedopornografico e per organizzare incontri è una pratica in continuo sviluppo, che la polizia postale sta cercando di frenare. Il fenomeno coinvolge sempre più spesso anche i ragazzi, come ha dimostrato la recente operazione ”Tana della Luna”, partita in seguito alla denuncia di una madre di Catania che aveva scoperto nello smartphone del figlio alcune chat di WhatsApp in cui ci si scambiava fotografie e video espliciti, con minorenni come protagonisti. Al termine dell’inchiesta sono state indagate in tutta Italia 51 persone, 30 delle quali avevano meno di 18 anni.