Non c'è pace per Maurizio Piovanelli, il papà di Desirée, la 14enne uccisa dal branco nel 2002 a Leno, nel bresciano. Per le vie del paese, nei giorni scorsi, sono comparsi alcuni cartelli contenenti insulti rivolti all'uomo che, l'anno scorso, aveva fatto aprire un'inchiesta bis per far finalmente luce sulla morte della figlia. Sul caso, stanno indagando anche gli agenti della Polizia di Stato.

I cartelli contro Maurizio Piovanelli

Lungo le strade di Leno, dove ancora abita la famiglia Piovanelli, sono comparsi due cartelli contro papà Maurizio.

"Sei un burattino miserabile" si legge sul primo (che fa anche riferimento anche all'esistenza, nel paesino della bassa bresciana, di burattinai che avrebbero "in pugno" l'uomo).

Nel secondo manifesto, invece, vengono apertamente attaccati, chiamandoli "vigliacchi" gli uomini in divisa - poliziotti e carabinieri - e si citano anche due abitanti di Leno. Il primo è un noto imprenditore che in Procura, a Brescia, ha fatto il nome di un presunto mandante dell'omicidio di Desy, mentre il secondo nome è quello del papà di una ragazzina finita in un brutto giro di prostituzione minorile. Qualche tempo fa aveva avuto il coraggio di denunciare un concittadino (che poi era stato condannato ad 8 anni).

Il padre di Desirée ha già provveduto a denunciare l'accaduto ai carabinieri. Non è la prima volta, infatti, che riceve delle minacce. Qualche mese fa, in febbraio, sul cancello di casa, aveva trovato un fantoccio con un teschio.

L'omicidio di Desirée e la ricerca della verità di papà Maurizio

Sabato 28 settembre 2002, Desirée Piovanelli, quattordici anni ancora da compiere, uscì di casa per incontrare un amico d'infanzia e scomparve nel nulla. Sei giorni più tardi venne ritrovata senza vita, all'interno della Cascina Ermengarda, a circa 300 metri dalla sua abitazione.

Secondo i giudici, la ragazzina, attirata in una trappola, venne uccisa a coltellate perché provò ad opporsi ad un tentativo di violenza sessuale. Una ricostruzione che non convinse mai del tutto i genitori della liceale bresciana.

Maurizio Piovanelli, papà di Desirée, da 17 anni, si sta battendo per scoprire la verità sulla morte della figlia.

Sebbene la realtà processuale, definita nel giro di poche settimane, portò all'arresto di quattro persone - Giovanni Erra, all’epoca trentaseienne e tre ragazzi minorenni (Nicola Bertocchi, Nicola Vavassori e Mattia Franco, da tutti chiamato Bibo) - l'uomo è sempre stato convinto che le decadenti pareti della "cascina Ermengarda" nascondessero anche altri segreti, ancora più inquietanti. Forse, addirittura, un giro di pedofilia organizzata che coinvolgeva anche qualche "intoccabile".

L'agghiacciante ipotesi era stata "suggerita" al padre della quattordicenne da uno degli arrestati, Nicola V., tornato in libertà dopo aver scontato la sua pena. Lo scorso anno Piovanelli, per non lasciare nulla di intentato, aveva presentato alla Procura di Brescia un esposto per aprire un nuovo filone di indagine.

Nell'ambito della nuova inchiesta, sono stati riascoltati tutti e quattro i componenti del cosiddetto "branco di Leno"; Giovanni Erra, interrogato a giugno, si dichiarò estraneo a qualsiasi giro di pedofilia senza però escludere che dietro il delitto ci sia "dell'altro".