Nonostante il forte clima di odio nei suoi confronti, Silvia Romano è tornata a scrivere su Facebook, sul suo profilo privato e visibile solo agli amici, con un post in cui ha citato direttamente alcuni versetti del Corano. Finalmente liberata dopo 18 mesi di prigionia, la giovane italiana, convertitasi all’Islam, ha invitato amici e parenti ad accettare il ‘dono immenso’ di respingere il male e l’odio: 'Colui dal quale ti divideva l'inimicizia, diventerà un amico affettuoso’. Silvia Romano, che ha assunto il nome di Aisha, ha citato il verso 34-35 del Corano, a cui ha affidato il compito di descrivere i suoi pensieri e il suo stato d’animo, provati dalle minacce e dagli insulti ricevuti sui social in seguito alla sua liberazione.

Nei giorni scorsi, sempre tramite i social, Silvia aveva invitato i suoi cari a non arrabbiarsi perché "il peggio è passato" esprimendo al contempo grande gioia per aver riabbracciato "le persone più importanti della mia vita, nonostante il mio vestito".

Proseguono le indagini sul sequestro

Subito dopo la liberazione, gli inquirenti hanno indirizzato le indagini nei confronti della Onlus Africa Milele, che un anno e mezzo fa ha spedito la cooperante milanese in Kenya. Dopo il blitz dei Ros nella sede della Onlus, secondo il Messaggero, sarebbero emersi gravissimi indizi a carico dei due uomini del villaggio kenyota dove Silvia era arrivata all’inizio della sua esperienza nel paese africano, che avrebbero agevolato i sequestratori.

Uno dei due, responsabile in loco delle attività della onlus, è il marito della fondatrice della Onlus stessa, Lilian Sora. Silvia, secondo quanto riportato da Il Messaggero, avrebbe riferito di non essere stata adeguatamente protetta: mentre avveniva il sequestro infatti "uno era al fiume e l’altro in giro per il villaggio", una condotta questa che farebbe pensare al fatto che i due kenioti responsabili della sua sicurezza avrebbero 'venduto' Silvia ai jihadisti.

Continuano gli insulti sui social, lite Sallusti - Parenzo su La7

Prosegue intanto il dibattito attorno alla liberazione della cooperante. Il responsabile dell'antiterrorismo milanese, Albero Nobili, ha aperto un'indagine, l’ipotesi è quella di minacce aggravate nei confronti della giovane milanese, con alcuni profili social della ragazza a essere stati chiusi.

Nei giorni scorsi ha inoltre fatto scalpore la clamorosa lite tra i giornalisti Parenzo e Sallusti su La7, che invitati ad intervenire durante 'Non è l'Arena' di Giletti in merito proprio al caso Silvia Romano hanno dato vita a un acceso botta e risposta. Parenzo ha rimproverato Sallusti di aver dato Silvia Romano in pasto all'opinione pubblica, Sallusti, invece, ha definito Parenzo "un cretino, un pallone gonfiato". La replica di Parenzo è stata immediata: "A proposito di giornalismo, hai sostenuto per mesi che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak, caro Pulitzer". La querelle tra i due giornalisti è stata poi spenta dal conduttore Giletti, ma il danno era ormai fatto.