La Land Art perde uno dei suoi principali esponenti, che sin dagli anni ’60 ha creato in giro per il mondo opere giganti ed effimere, simbolo di una sconfinata libertà creativa. Christo Vladimirov Javacheff, noto al grande pubblico semplicemente come Christo, è morto nelle scorse ore a New York “per cause naturali”. Aveva 84 anni: il suo nome rimanda subito alle grandi installazioni all’aria aperta, consistenti in importanti monumenti – dal Pont Neuf di Parigi (1985) al Reichstag di Berlino (1995) – “impacchettati” con corde e strati di materiali come il propilene, per occultarne la visione.
I suoi gesti creativi sono realizzati con la complicità e l’aiuto materiale della moglie Jeanne-Claude, che lavora con lui fino alla scomparsa, avvenuta nel 2009: col tempo i due arrivano a modificare i paesaggi su ancor più vasta scala, come nel caso del nastro di nylon bianco del 1976, che si estende per 40 chilometri in California, o come le migliaia di ombrelli che riempiono un’intera valle in Giappone nel 1984.
Il sodalizio di Christo con la moglie Jeanne-Claude
Christo, per una strana coincidenza del destino, nasce lo stesso giorno dell’amata moglie Jeanne-Claude, il 13 giugno 1935 a Gabrovo, in Bulgaria. Compie gli studi all’Accademia di Sofia, finché nel 1957 si trasferisce a Praga, in Cecoslovacchia, prima di scappare a Vienna e poi in Svizzera per sfuggire al regime comunista.
Nel 1958 si stabilisce a Parigi, dove vive ai margini della società e sbarca il lunario realizzando ritratti firmati con il nome della propria famiglia “Javacheff”. Dopo qualche tempo conosce Jeanne-Claude Denat de Guillebon, una ragazza di buona famiglia, cresciuta a Casablanca, che si innamora di lui: da quel momento inizia tra i due anche un sodalizio artistico, che li porterà a viaggiare in giro per il mondo.
Le prime opere sono su piccola scala, con una chiara influenza del Nouveau Réalisme francese: riproducono oggetti comuni nascosti da materiali da imballaggio che ne lasciano solamente intuire la funzione originaria. Tuttavia, quando la coppia si trasferisce negli Stati Uniti, gli enormi spazi della frontiera americana suggeriscono a Christo di concentrarsi sulla larga scala, con immaginifiche opere di Land Art realizzate in piena autonomia, perché interamente finanziate dall’artista stesso, attraverso la vendita dei disegni e delle tavole che raffigurano il progetto.
Le numerose installazioni realizzate da Christo in Italia
Le installazioni della coppia, caratterizzate dalla durata effimera, sono spesso ospitate dal nostro paese. La prima esperienza in Italia risale alla fine degli anni '60, durante il Festival dei Due Mondi di Spoleto, all’epoca crocevia dei maggiori artisti internazionali. Christo e Jeanne-Claude avvolgono nel propilene bianco per tre settimane due simboli cittadini, la Fontana di Piazza del Mercato e il Fortilizio dei Mulini. La coppia realizza un progetto simile a Roma nel 1974, impacchettando con lo stesso materiale Porta Pinciana e un tratto di 250 metri delle Mura Aureliane, con il sostegno di Renato Guttuso. Ben più movimentata la performance a Milano nel 1970: l’idea di nascondere alla vista la statua equestre di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo e il monumento a Leonardo da Vinci in piazza della Scala è fortemente contestata da alcuni benpensanti, che dopo qualche giorno distruggono gli involucri creati per l’occasione, arrivando a incendiare i teli.
Il successo personale di Christo in Italia con ‘The Floating Piers’
Tuttavia l’opera che regala all'Arte di Christo una tardiva popolarità in Italia è The Floating Piers, realizzata sul lago di Iseo, da Sulzano a Monte Isola, nel 2016. A partire dal 18 giugno per tre mesi una serie di pontili coperti di teli arancioni permette a tutti di camminare in mezzo all’acqua per circa tre chilometri. L’installazione – curata dal critico Germano Celant, scomparso nelle scorse settimane – ha un successo inaspettato: quasi un milione e mezzo di persone si mette in viaggio verso Sulzano per poter vivere l’esperienza unica di attraversare le passerelle in mezzo al lago. Come al solito, terminato il periodo dell’esposizione, il segno di Christo scompare, senza lasciare tracce, e tutto torna alla normalità.
L’ultimo grande progetto di questo artista sognatore era stato rinviato a causa della pandemia di coronavirus, ma si è deciso di portarlo a termine comunque: così nei prossimi mesi l’Arco di Trionfo di Parigi sarà al centro di una nuova imponente installazione.