Il mondo aspetta il vaccino per il Coronavirus. Lo fa con trepidante attesa. In questi giorni non mancano segnali incoraggianti, soprattutto dai test di Oxford. Tuttavia, Maria Rita Gismondo lamenta una mancanza di unità internazionale sul fronte anti Sars-Cov2. Un'idea, quella della nota virologa, spiegata con un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano. Nell'ambito della rubrica Antivirus la direttrice della Microbiologia del Sacco ha, inoltre, invitato a non entusiasmarsi troppo presto, c'è ancora strada da fare per avere un vaccino efficace e sicuro.
A questo ha aggiunto il rammarico, molti sembrano solo curare i propri interessi per arrivare prima al risultato, senza mettere in piedi un sistema di lavoro collettivo. Il tutto per l'interesse che ciascun paese ha di arrivare prima degli altri.
Coronavirus: per la Gismondo c'è competizione internazionale
La nazione che si fregerà dell'eventuale scoperta avrà una nuova considerazione a livello mondiale. "Conquisterà - specifica la virologa - un posto privilegiato nell'orizzonte geopolitico internazionale e perché il business sarà enorme". Prospettiva che, a detta della Gismondo, starebbe generando una sorta di competizione che ha messo da parte la cooperazione. Secondo la scienziata "la collaborazione internazionale, di fatto non c'è mai stata".
Persino più che uno strumento di coordinazione è diventato un ambiente dove si consumano azioni che aprono il campo a dibattiti e congetture.
Coronavirus: Gismondo ricorda il furto di informazioni
Nella sua narrazione ogni laboratorio provvederebbe a custodire gelosamente i risultati dei propri esperimenti. La Gismondo riprende una notizia, pubblicata da diverse fonti internazionali, secondo cui degli hacker vicini al governo russo sarebbero riusciti ad avere accesso nei server in cui i ricercatori custodirebbero informazioni utili nella corsa al vaccino.
Sottolinea, inoltre, come questa non sia una novità e che esista una sorta di forza oscura che lavora per incamerare quante più informazioni possibili sul virus. Inevitabile chiedersi a cosa potrebbe corrispondere questa intenzione di venire in possesso di dati non di dominio pubblico. Maria Rita Gismondo non nasconde l'orizzonte peggiore.
"Lo scopo può essere bioterroristico, cioè utilizzare un microorganismo per diffondere volontariamente l'infezione o industriale per rubare nuove formule o nuovi prodotti".
La contrapposizione di forze in campo, secondo la scienziata, cozza con quello che è l'interesse di quanti avrebbero auspicato che internet sarebbe potuta diventare un mezzo di comunicazione per una collaborazione scientifica trasversale. "Ma - chiosa la Gismondo - è solo un sogno ingenuo".