È arrivata la condanna per Don Michele Mottola, il parroco napoletano di Trentola Ducenta, piccolo comune della provincia di Caserta, che aveva abusato sessualmente di una bambina di 13 anni. L'uomo, a seguito delle prime accuse nei suoi confronti, aveva subito dichiarato la propria colpevolezza. Il pubblico ministero aveva chiesto per lui la condanna a nove anni e sei mesi. Sono invece nove gli anni che sono stati dati al parroco, accusato di aver abusato di una minorenne. Il verdetto è arrivato nella mattinata di giovedì 24 settembre da parte del tribunale di Napoli Nord.
Il giudice per le indagini preliminari (GIP), Vera Iaselli, ha ritenuto veritiero il quadro delle accuse rivolte al parroco. Le prime denunce erano giunte da parte della stessa bambina, che però inizialmente non era stata creduta dai propri genitori.
Gli episodi erano emersi grazie alle registrazioni da parte della ragazzina
Proprio per questo motivo la tredicenne aveva deciso di registrare gli incontri successivi col prete attraverso il proprio smartphone e da lì erano partite le indagini. Il parroco, infatti, aveva deciso di riconoscere le proprie responsabilità di fronte al vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, e alla Diocesi, i quali hanno subito avvisato la Procura di Napoli Nord. Oltre alla condanna di nove anni, arrivata dopo un anno dai fatti, Don Michele è stato anche obbligato al risarcimento dei danni nei confronti della vittima dell'episodio.
Anche il programma 'Le Iene' avevano parlato del caso di Don Michele
Dopo l'accaduto, il parroco è stato anche raggiunto e picchiato dal papà della tredicenne. Così aveva raccontato l'avvocato di Don Michele, Antimo D'Alterio, specificando di non voler far passare il proprio assistito come la vittima della situazione, ma che quel fatto lo aveva provato.
Le dichiarazioni del prete dopo la scoperta degli episodi
Come già detto, l'uomo si era immediatamente preso tutte le sue responsabilità, dichiarando di aver messo le mani sulla bambina, di aver preteso 'baci e abbracci', e di essere pronto al giudizio da parte della giustizia umana e divina. Aveva dichiarato di aver avuto una debolezza, di essersi pentito e di provare vergogna per quanto fatto. Don Michele ha poi chiesto scusa a tutti, in primis alla tredicenne e poi alla sua famiglia.