Una eventuale terza ondata della pandemia di Covid rischia di provocare una “strage”. Ad affermarlo è il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Intervistato dal quotidiano La Stampa, il medico specializzato in Gastroenterologia e Medicina interna, dichiara di temere moltissimo l’arrivo del mese di gennaio quando, come accade tutti gli anni, le persone colpite dall’influenza stagionale si recano negli ospedali affollandoli. Per questo motivo, Cartabellotta invita a rispettare ancora in maniera ferrea le regole di distanziamento sociale.

In caso contrario, una terza ondata della pandemia di Coronavirus, unita alla diffusione dell’influenza, potrebbe appunto provocare una strage.

L’allarme di Nino Cartabellotta: attenzione alla terza ondata Covid

Interpellato dal quotidiano torinese, Nino Cartabellotta non nasconde le sue preoccupazioni per quello che potrebbe accadere in Italia nei prossimi mesi. Il mese di gennaio, infatti, risulta essere tradizionalmente quello in cui si raggiunge il picco di contagi dovuti all’influenza stagionale. Ebbene, il timore del presidente della Fondazione Gimbe è quello che, l’arrivo negli ospedali dei malati di influenza, unito a quelli colpiti dalla terza ondata di Covid, possa provocare la paralisi del nostro sistema sanitario.

‘Non dobbiamo far partire terza ondata Covid’

Eventuale crisi degli ospedali a gennaio che rischierebbe di provocare, aggiunge Cartabellotta, una “strage”. Migliaia di morti che non si riusciranno ad evitare, precisa il medico, “se, invece di chiudere la seconda ondata di Covid, facciamo partire la terza”. Per evitare questa ennesima tragedia legata ad un virus che ha già provocato più di 50.000 morti nel nostro Paese, aggiunge il presidente del Gimbe, sarà necessario che tutti mantengano il “massimo rigore” durante le prossime festività natalizie.

‘Supereremo record negativo di 993 morti’

In caso contrario, infatti, per gli ospedali italiani sarebbe un “disastro”. Secondo Cartabellotta, infatti, la fase più difficile della pandemia di Covid non è affatto passata. “Purtroppo siamo nella parte più buia del tunnel - spiega il medico al giornalista de La Stampa - che durerà diversi mesi in attesa del vaccino”.

Certo, Cartabellotta precisa anche che l’età media delle persone morte a causa del coronavirus è di 80 anni. Ma il medico fa anche presente che l’età media dei deceduti in terapia intensiva è compresa tra i 50 e i 70 anni. Insomma, non si capisce bene se la maggior parte dei decessi si verifichino nei reparti ordinari, nelle terapie intensive degli ospedali, oppure nelle Rsa. Per quanto riguarda l’elevato numero dei decessi giornalieri, conclude Cartabellotta, è forse “immaginabile che supereremo il record negativo di 993 morti”, con “15mila morti entro fine anno”.