Vittorio Sgarbi torna sul caso Fedez e tiene aperto il dibattito sul ddl Zan contro l’omofobia. Il parlamentare e critico d’arte è ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica, durante la puntata del 3 maggio del talk show di Rete 4. Insieme ad altri ospiti è chiamato a dire la sua su quanto accaduto sul palco della festa del Primo Maggio, quando il rapper ha deciso di attaccare frontalmente la Lega di Matteo Salvini, contraria all’approvazione definitiva del provvedimento. Bomba mediatica e Politica lanciata da Fedez anche contro i vertici di Rai 3 che avrebbero tentato di censurarlo.
Secondo Sgarbi però non ci sono dubbi: a scuola sarebbe sbagliato e “molto pericoloso” parlare di orientamento sessuale ai bambini.
L’opinione di Sgarbi sul ddl Zan a Quarta Repubblica
Porro domanda al suo ospite cosa ne pensi lui, con il suo “animo libertario” del ddl Zan. Sgarbi ricorda di essersi astenuto in parlamento durante la votazione. “Il tema è difendere ognuno da insulti e discriminazioni - argomenta il suo pensiero il critico d’arte - tra l’altro inventando nella legge delle formule mai prima sentite, perché la legge è contro l’omofobia, e sappiamo cos’è, contro la lesbofobia, che è già più difficile, contro la transfobia e contro la bifobia. Sono delle formule che intendono dire che ogni sessualità che non sia quella ordinaria o tradizionale deve essere rispettata”.
Una richiesta “giusta” secondo Sgarbi, secondo il quale però certe frasi non si dovrebbero nemmeno pronunciare. Come ad esempio “ho un odio represso verso tutte le persone gay”, frase pronunciata da Fedez, “un altro Fedez”, ironizza Sgarbi che poi cita altre frasi omofobe pronunciate in passato dal rapper marito di Chiara Ferragni.
Sgarbi contro Fedez: ‘Reato grave’ pubblicare la telefonata con i vertici Rai
Dunque, questa la tesi di Vittorio Sgarbi, se Fedez ha pronunciato quelle parole “in maniera spiritosa e non offensiva” poi non può citare le frasi “sbagliate” dette da alcuni esponenti leghisti proprio nel giorno della Festa del Lavoro “prendendo un palco e utilizzando quella condizione che non è libertà di parola, è abuso di una parola per fare un’azione molto a effetto, molto da follower, molto da campagna politica e prendere il posto del Grillo perduto”.
Sgarbi giudica inoltre un “reato grave” il fatto che Fedez abbia reso pubblica la telefonata registrata con i vertici di Rai 3. Insomma, non è che Fedez non abbia avuto “libertà di parola”, ma è “andato fuori tema”.
‘L’insegnante non deve dire cosa è giusto e cosa è sbagliato’
Poi Sgarbi si domanda perché “a scuola, a un bambino di 5-7-8 anni, devo spiegare che l’omosessualità è la stessa cosa dell’eterosessualità per indurlo ad avere tolleranza?”, si chiede polemicamente. “Posso rischiare di orientarlo”, aggiunge chiedendo “rispetto” per i minori fino a 14 anni perché poi “la libertà sessuale si acquista in modo trasgressivo, fuori dalla scuola, non con l’insegnante che dice cosa è giusto e cosa è sbagliato. E questo è molto pericoloso”, conclude.