Il presidente statunitenseBarack Obama ha visitato Cuba, ha incontrato l’attuale leader, Raul Castro, le note dell’inno americano sono risuonate nelle stanze del potere dell’Avana. C’erano già tutti gli ingredienti per conferire la giusta dose di eccezionalità ad un momento che farà parte dei libri di storia. Poi sono arrivati loro. Sono quattro "vecchietti", ormai, è inutile negarlo, che di nome fanno Mick, Keith, Ronnie e Charlie, e si tratta di quattro "vecchietti" che, messi assieme, girano per il mondo dal lontano anno 1964, facendosi chiamare Rolling Stones.
Le pietre rotolano fino a Cuba
C’è voluto il loro show per chiarire che gli incontri politici non hanno il pregio dell’intenzione e del proposito futuro. Le cose, insomma, non cambieranno, sono già cambiate. L’icona del momento resta Che Guevara, ma il volto del grande rivoluzionario, adesso, si sovrappone alla linguaccia degli Stones, e in un solo gesto l'ideologia si semplifica in icona pop. Il risultato di questa operazione irriverente sembral’immagine di una società che non può cancellare la propria storia e le proprie origini, ma ha bisogno di proiettarsi in una nuova dimensione, dove il passaggio attraverso le strette maglie della visione ideologica non rappresenti l'unico approccio culturale, e dove il riferimento alla cultura anglo-americana non sia più bandito come reato nei confronti di quella stessa visione ideologica.
Dopo tutto, è soltanto rock and roll
Fidel Castro, dopo un lungo silenzio, ieri ha pubblicatoun editoriale in prima pagina su tutti i giornali cubani. "Noi non abbiamo bisogno che l'impero ci regalinulla" ha scritto, chiarendo che Cuba non ha un difetto di felicità che gli Stati Uniti possono aiutare a colmare. Aveva taciuto sin qui, il "Lider Maximo", e di certo non saranno statiMick Jagger e Keith Richardsa spingerlo a scrivere, eppurela reazione del pubblico cubano al concerto dei Rolling Stones è stata emblematica e, per certi versi, sorprendente.
È stato forse soltanto sulle note dell’attacco di "Jumpin Jack Flash”, in apertura dello show, che si è capito quanto reale, quanto vero e attuale, sia il riallacciamento dei rapporti fra l’Avana e gli USA. Perché c’è la politica, è vero, e ci sono le ideologie, e il popolo si può appassionare all’una e alle altre fino a decidere di combattere nel loro nome. Ma poi c’è la musicache ha la forza del canto di Orfeo,ec’è il rock and roll che, non c’è dubbio, è "soltanto" rock’n’roll: "but I like it".