Un ponderoso romanzo aspetta i lettori di Glenn Cooper. Il libro che titola “Il sigillo del cielo” (Nord pag. 482), sarà pubblicato il 10 giugno 2019. Di questo scrittore statunitense multitask – è, oltre che narratore di successo, anche archeologo, produttore cinematografico e sceneggiatore – vale la pena ricordare alcuni suoi grandi trionfi su carta da libro come “La biblioteca dei morti” e “I custodi della biblioteca”, primo e ultimo volume della sua quadrilogia; e, dopo la quadrilogia, torna pure importante per capire la portata della sua scrittura, il materiale che costituisce la sua trilogia: “Dannati”, “La porta delle tenebre” e “L’invasione delle tenebre”.
Trama del libro
Il primo carattere rintracciabile in quest’opera è legato a tre livelli che prevedono luoghi diversi ed epoche diverse; sono essi – posti e contesti temporali – a fungere da incipit e da epilogo al raccontato. Esiste un’altra variabile – la presenza umana – che rende, va da se, appassionante lo snocciolarsi degli eventi che l’autore offre agli occhi del lettore. Il primo luogo citato è Mosul; l’epoca data 1095: è qui che un uomo di fede, il suo nome è Daniel Bosudi, versa in uno stato di dubbio. Il personaggio è stato dotato di un dono che, purtroppo e contro i suoi stessi intenti, è costretto a non condividerlo con nessuno e a portarselo nella tomba. Da Mosul il romanziere conduce il lettore nell’Iraq del 1989 e gli presenta Hiram Donovan.
Il primo personaggio è caratterizzato dalla fede, il secondo, Hiram per l’appunto, dalla scienza. Eppure, quando quest’ultimo rinviene uno strano reperto sente la paura serpeggiargli nelle ossa. Si giunge così, ai tempi odierni e a Cal Donovan che vive a New York. Quest’ultimo è figlio di Hiram, l’uomo che aveva rintracciato una strana pietra in terra irachena e che poi aveva spedito alla moglie – e quindi madre di Cal – in terra americana.
Purtroppo, la donna viene uccisa e il suo assassinio è legato al mirabolante reperto.
Tra fede e scienza
Come si è visto, il romanzo fa ‘galleggiare’ con disinvoltura nel mare dell’esistenza umana due istanze particolari. Fede e scienza non sono agevoli da far incontrare, tuttavia e se si vuol tenere incollata al libro l’attenzione del lettore, bisogna che lo scrittore – in questo caso l’ottimo Glenn – si ingegni.
E non vi è nessun dubbio che, fra le parole seminate con magistrale capacità, lo statunitense riesca a creare un dialogo tra le due discipline; o, perlomeno, delle prove di dialogo riuscite. Cooper fa bene a immettere nel suo scritto punti di vista che da molti sono percepiti in conflitto. Da parte dello scrittore è una possibilità, se si vuole, capace di creare dibattito anche al di là del mero contenuto romanzesco: non può, il tema in questione, essere solo dibattito dotto fra un esiguo gruppo di intellettuali. La fede e la ragione permeano tutto il vissuto dell’individuo che, nelle sue varie fasi, si sposta dalla scuola, al lavoro, alla famiglia – in definitiva, nel sociale.