Quanti di voi hanno mai sentito parlare della tulipanomania? Si racconta che nella seconda parte del '600, i bulbi di tulipano cominciarono ad essere importati in Olanda e da lì in tutta Europa. All'inizio del secolo Amsterdam divenne il centro di riferimento per il commercio dei tulipani, le cui quotazioni cominciarono ad apprezzarsi. Il loro valore continuò a crescere senza sosta, raggiungendo presto picchi inauditi. Leggenda vuole che al culmine della bolla un singolo bulbo fu scambiato contro la proprietà di un'intera casa. Inutile perdere altro tempo davanti all'irrazionalità del fatto, se non per dire che poco dopo il mercato crollò, portando in rovina coloro che avevano deciso di esporsi eccessivamente nell'acquisto di tulipani.
La tulipanomania è diventata quindi la storia perfetta per rappresentare l'eccesso irrazionale delle quotazioni di un bene o di una valuta. E sono già in molti ad aver associato la vicenda a quanto sta effettivamente avvenendo nel mercato delle criptovalute digitali.
Il bitcoin crolla a picco e dimezza quasi il proprio valore
Il fatto che dietro la crescita repentina del Bitcoin e delle altre criptovalute possa esserci qualcosa di irrazionale, non deve apparire oggi come del tutto inaspettato. In diverse occasioni (ed anche in tempi meno sospetti) abbiamo lanciato degli avvertimenti nei nostri precedenti approfondimenti riguardanti le criptovalute. Quest'ultime sono oggi sotto attacco su diversi fronti e non solo sul versante del loro valore nominale.
Ma se partiamo da questo punto, dobbiamo prima di tutto evidenziare che dai 20mila dollari raggiunti lo scorso dicembre le quotazioni sono scivolate perdendo quasi la metà del proprio valore e andando a bucare per la prima volta la soglia psicologica dei 12mila dollari. Un crollo superiore al 40%, ma che richiede una successiva crescita del + 60% per poter recuperare la perdita data da un eventuale acquisto fatto sui massimi.
E la situazione non sembra migliorare, viste le avvisaglie di breve termine ed i propositi di regolamentazione avanzati da molti organi di controllo in tutto il mondo.
L'Europa si prepara a regolamentare il settore delle criptovalute
Stante la situazione appena descritta, non deve quindi sorprendere che diverse nazioni hanno deciso di prendere in mano la situazione per cominciare delle attività di controllo e regolamentazione.
La Francia ha messo nel mirino il Bitcoin e le altre monete gemelle soprattutto per il pericolo di utilizzo nel riciclaggio di denaro, nell'elusione fiscale e nel rischio di finanziamenti ad attività eversive. D'altra parte, anche in Germania si è aperto il dibattito, con il membro del Consiglio di amministrazione della Bundersbank che ha richiamato alla necessità di un giro di vite in grado di superare le regole nazionali, bollate come insufficienti per gestire un fenomeno con implicazioni mondiali.
Sul nuovo crollo del Bitcoin pesa l'altolà del dragone
Come se il quadro non sembrasse già abbastanza fosco, l'ultimo colpo sferrato contro le criptovalute arriva dalla nazione del Dragone. Il Vicegovernatore della Banca centrale cinese Pan Gongsheng ha infatti ribadito pubblicamente la necessità di vietare il trading centralizzato sulle criptovalute.
Una mossa che di fatto renderebbe illegale l'attività di compravendita non solo sul Bitcoin, ma anche sulle altre monete digitali come l'Ethereum e Ripple. Nel frattempo le rispettive quotazioni continuano la propria discesa e sono sempre di più le persone che cominciano a domandarsi se la differenza tra un bitcoin ed un tulipano del '600 sia poi molta.
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