Lo spread, trattato con sufficienza per anni dai politici, con diffidenza dalla gente, che non lo comprende perché mai spiegato o se spiegato lo è stato in modo spesso distorto oggi, a poco più di un mese dalla formazione del governo, resta in pianta stabile sopra i 250 punti base rispetto ai bund tedeschi. E questo, crea le prime difficoltà reali a banche e Paese.

Aumentano i costi per le banche

Come segnalano le recenti dichiarazioni del presidente dell'Abi Patuelli e del governatore della Banca d'Italia Visco, le banche italiane segnalano l'aumento dei costi per la raccolta di fondi, che sono poi utilizzati per erogare i prestiti a famiglie ed imprese.Tale aggravio è dovuto a due cause: la riduzione del Qe di Mario Draghi, che sta per finire e che ha, tra i provvedimenti collaterali i tassi a zero e, appunto, l'aumento dello spread che altro non è che la valutazione che gli investitori danno del rischio Paese.

A queste si aggiungono le nuove norme europee in materia bancaria, che modificano la Brrd, cioè quel sistema di procedure da mettere in atto per le banche in risoluzione, cioè, in parole povere 'fallite' di fatto (vedi il caso delle banche venete di due anni fa) e che, in parole povere, impongono alle stesse di creare un 'salvagente' costituito da obbligazioni più rischiose ma dal rendimento più alto, da emettere e sacrificare in caso di situazioni pre-fallimentari. Visco quantifica tale sistema di salvataggio preventivo in un aggravio di costi per circa 60 miliardi.

Il maggior costo per le banche pagato dai clienti

Dunque, appurato che il denaro utilizzato per i prestiti costa oggi di più alle banche e che questa tendenza peggiorerà con la fine del Qe, su chi verranno scaricati tali aggravi?

Come da tradizione, sui clienti finali, correntisti e beneficiari di mutui e prestiti. L'alternativa altrettanto dannosa, sarà una nuova stretta creditizia, con difficoltà maggiori rispetto ad oggi, ad ottenere prestiti personali o per le attività economiche. C'è qualcosa che è possibile fare per evitarlo? In parte si.

Possibili azioni per evitare guai peggiori

Se per il Qe c'è poco da fare, visto che Draghi è a fine mandato e che dopo, molto probabilmente sarà il turno di un tedesco, i fronti sui quali il governo italiano potrebbe agire sono due. Il primo è in sede europea, nella riunione presso le istituzioni europee unificate (Parlamento, Consiglio, Commissione), cui parteciperà il ministro Tria e che servirà a mettere a punto la riforma della Brrd nei suoi aspetti quantitativi, definendo cioè l'entità del già citato salvagente (tecnicamente detto Mrel).

Compito del ministro sarà cercare di giocare al ribasso in modo da ottenere per le banche oneri minori. Altro fronte è quello dello spread e qui si auspica che i ministri del governo gialloverde provino a stoppare la politica degli annunci attualmente in atto, evitando di allarmare inutilmente gli investitori, che, per quanto riguarda quelli esteri, hanno in mano il 40% del debito pubblico italiano.