Non bastano le Tasse che già gravano parecchio sui carburanti e i trasporti in generale o, ancora, gli aumenti che hanno interessato a luglio il carrello della spesa, facendo salire di nuovo l'inflazione.
In questo clima di ferie chi ha deciso di viaggiare in aereo, indipendentemente dalla destinazione, nazionale od estera, si troverà a dover pagare di più e, in alcuni casi, molto di più. Il motivo è dato dal fatto che diverse compagnie aeree hanno introdotto, in aggiunta al costo normale dei biglietti aerei, il, cosiddetto, supplemento carburante.
L'indagine del Corriere
A scoperchiare il vaso di Pandora ci ha pensato il "Corriere della Sera" che ha eseguito un'analisi sul oltre 100 combinazioni di volo, sia andata che ritorno e su tratte nazionali, estere e intercontinentali con partenza da Milano o Roma.
Solo per fare un esempio, Il Corriere cita la Delta Airlines che arriverebbe a chiedere, su un volo andata e ritorno da Milano a New York qualcosa come 244 euro di "supplemento carburante". In pratica più del 70% del costo complessivo del biglietto aereo.
Inoltre, questo costo aggiuntivo varierebbe anche in base allo scalo di partenza del volo. Infatti, l'indagine del "Corriere della Sera" evidenzia come da gennaio 2016 questo onere è più alto di quasi il 28% per chi parte da Milano.
Mentre sarebbe più alto di quasi il 29% per chi parte dall'Aeroporto internazionale di Fiumicino.
Perché questo aumento
Le compagnie aeree giustificano questo aumento con il peso del costo del cherosene nei loro bilanci. Questo, infatti, influisce per quasi il 30% sui costi complessivi dei voli. Per ammortizzare questo onere le varie compagnie aeree hanno introdotto il supplemento carburante altrimenti detto anche supplemento vettore e identificato nelle varie voci che compongono il costo del biglietto aereo dalle sigle YQ o YR.
Un altro modo utilizzato dalle aviolinee per ammortizzare i costi relativi al carburante è quello di stipulare con le compagnie petrolifere un particolare contratto denominato fuel hedging. Si tratta di un particolare contratto di diritto privato nel quale le parti pattuiscono che si acquisterà una quantità determinata di carburante ad un prezzo fisso e che rimarrà bloccato per tutta la durata contrattuale che, di solito, è di 12 - 18 mesi.
Dato, quindi, che nel frattempo i prezzi del Petrolio sono aumentati molte compagnie hanno preso la palla al balzo per ritoccare all'insù il prezzo del biglietto. Ma, come fa notare l'indagine del "Corriere", hanno omesso di dire che il carburante utilizzato oggi è stato acquistato, probabilmente, un anno prima quando le quotazioni del greggio erano più basse di un buon 40%.
Di fatto, come hanno evidenziato diversi manager interpellati in maniera anonima per l'indagine del "Corriere", il supplemento di carburante aveva un senso quando le quotazioni del Petrolio erano soggette ad estrema volatilità e variavano da un giorno all'altro. Ora, però, praticamente tutte le compagnie aeree si sono adeguate e se una aumenta una voce di costo del biglietto in breve tempo lo fanno anche le altre. Così, ad esempio, Alitalia ad agosto 2018 per un volo andata e ritorno dal Milano a Londra chiede un supplemento di 84,50 euro.
Vi sono paesi, fa notare il "Corriere, dove questa voce di costo è regolamentata per legge. E' il caso del Giappone dove le compagnie aeree devono pubblicare qualunque tipo di variazione. Non è lo stesso in Europa dove questa voce varia da Paese a Paese.
Ad esempio, in Germania il supplemento carburante non supera i 26 euro, in Francia, addirittura, non arriva a 22 euro e in Portogallo 16 euro. Ma ci sono Paesi che non lo fanno pagare affatto come il Regno Unito, la Spagna o gli Stati Uniti.
In Italia, invece, può arrivare a toccare anche i 106 euro.