Il vero nodo da sciogliere rimangono le coperture finanziarie. Si possono fare i conti come vogliamo, ma per rendere disponibile a circa 5 milioni di italiani in povertà assoluta un reddito minimo di cittadinanza e delle pensioni di almeno 780 euro, come vorrebbe fare il M5S, servono almeno 10 miliardi di euro.

Il piano del Governo per trovare le coperture

Parlando del reddito di cittadinanza e non solo il Vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, in un'intervista a "Il Fatto Quotidiano", ha ribadito che il Governo troverà i denari necessari per far partire il reddito di cittadinanza anche facendo deficit.

In effetti, secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, tra cui il quotidiano romano "Il Messaggero", l'idea del M5S sarebbe quella di finanziare con un aumento temporaneo e minimale del deficit (intorno al 2% o poco più) circa 7 miliardi di euro dei 10 complessivamente necessari per far partire il reddito di cittadinanza. Gli altri 3 miliardi di euro necessari sarebbero presi dai fondi già stanziati dal precedente Governo Gentiloni per il reddito d'inclusione che, quindi, verrebbe inglobato nel reddito di cittadinanza. Ma se questa strada non fosse percorribile sarebbe pronta già una via alternativa per raggiungere lo scopo.

Il piano B del Governo

Le difficoltà di realizzazione della prima ipotesi di piano sono da ricercare nell'elevata quota di coperture che devono essere finanziate in deficit.

E questo potrebbe mettere in allarme i mercati finanziari e inasprire ulteriormente i rapporti con l'Unione europea. Di conseguenza, per ridurre la quota di coperture in deficit i tecnici del Mef starebbero pensando di finanziare il reddito di cittadinanza utilizzando le risorse disponibili per altri sussidi attualmente in vigore per le fasce più deboli della popolazione.

Tra i diversi sussidi le cui risorse potrebbero essere inglobate dal reddito di cittadinanza sembrerebbe che al ministero dell'Economia e delle Finanze abbiano identificato, innanzitutto, la Naspi. Cioè l'assegno di disoccupazione introdotto dalla riforma del jobs act e che porterebbe risorse utilizzate per almeno un altro miliardo e mezzo di euro.

Non solo, ma altri 500 milioni di euro potrebbero essere reperiti abolendo la "social card". Si tratta dei 40 euro che venivano erogati alle famiglie in difficoltà ogni mese per le primissime spese di necessità. In questo modo la quota finanziabile in deficit passerebbe da 7 miliardi a circa 5 miliardi di euro.

Se anche in questo modo si dovesse ritenere ancora troppo elevata la quota finanziabile in deficit, il ministero dell'Economia starebbe pensando di intervenire sugli Assegni per il Nucleo Familiare. Ma potrebbe essere rivisto anche l'importo dello stesso reddito di cittadinanza in caso di bisogno. Infatti, come estrema ratio potrebbero essere rivisti i coefficienti utilizzati per calibrare la misura a seconda del nucleo familiare.

L'obiettivo, infatti, sarebbe quello di ridurre ulteriormente i costi dell'operazione. Di conseguenza i singoli potrebbero avere anche meno di 780 euro e le famiglie con due figli meno di 1638 euro. Anche perché occorre tenere conto della platea dei potenziali beneficiari. Per il momento il paletto più importante posto da Luigi di Maio e Matteo Salvini è che il reddito di cittadinanza deve andare solo ed esclusivamente a cittadini italiani. Ma non è detto che la platea dei beneficiari italiani sia fissa. infatti, chi ha un lavoro anche part time con reddito mensile vicino a quello minimo potrebbe decidere di abbandonare il lavoro e rientrare tra i disoccupati percependo un reddito leggermente superiore. Quindi il Governo dovrà effettuare anche questo tipo di valutazioni.