La ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova rassicura gli agricoltori che ritenevano di essere esclusi dalle misure di iniezione di denaro previste dal Decreto liquidità. “Il settore agricolo è compreso nelle misure di sostegno del decreto, come tutto il settore economico e produttivo” del Paese.
Il problema era stato posto da parte di Confagricoltura, dai rappresentanti dei coltivatori e dalle cooperative agricole. La maggioranza delle imprese – soprattutto le piccole e quelle familiari – non possedendo un bilancio aziendale, non potrebbero, a loro parere, accedere ai prestiti agevolati.
Il decreto liquidità e le aziende agricole familiari e di piccola dimensione
Secondo la ministra si sarebbe trattato soltanto dell'allarmante interpretazione di una bozza del testo ancora non licenziato dal Governo. La redazione definitiva, invece, sarà prioritariamente sottoposta al vaglio dei tecnici. Saranno loro a verificare l'idoneità delle misure previste, in modo che una filiera alimentare, oggi in difficoltà nel produrre il bene cibo per il paese, possa rientrarvi.
L'oggetto principale del contendere sarebbero le norme previste per l'accesso al credito e il sostegno all'esportazione e agli investimenti. Si tratterebbe delle garanzie fornite dallo Stato, attraverso la Sace, a quelle banche che potranno concedere finanziamenti alle imprese, sino a un totale di 200 miliardi euro.
Sono previste, inoltre, tutta una serie di misure in favore delle aziende per assicurarne la continuità aziendale. A condizione che siano state in equilibrio prima della crisi sanitaria e che presentino reali prospettive di continuità. E' evidente che tali condizioni possono desumersi solo in presenza di un bilancio aziendale, regolarmente documentato.
Le carenze del decreto liquidità secondo i coltivatori
Il coordinamento di Agrinsieme aveva infatti rilevato che, nella bozza di decreto, l’ammontare del finanziamento veniva individuato facendo riferimento soltanto al bilancio delle aziende. Gran parte delle aziende agricole, per le quali è previsto un diverso tipo di fiscalità, invece, sono esentate per legge dal predisporre tale documentazione.
Parimenti anche il resto delle piccole e medie imprese agricole sembrano essere escluse dall'area di applicazione del Fondo di garanzia.
A questo punto, Agrinsieme, (costituito da Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia-Agricoltori italiani e Copagri), riterrebbe necessario almeno un rifinanziamento del Fondo Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). Questo organismo, infatti si è già attivato con propri finanziamenti a sostenere le aziende agricole, in queste ultime settimane.
Il sottosegretario Labbate propone un'integrazione al decreto liquidità
Il sottosegretario all'agricoltura Giuseppe Labbate sembra meno ottimista della ministra. In una nota, Labbate fa presente che basterebbe un'ulteriore copertura di 100 milioni euro, ad integrazione dell'attuale Fondo di garanzia Sace, per le necessità delle piccole aziende.
Ciò permetterebbe alle aziende familiari, sempre secondo il sottosegretario, di non essere penalizzate nei confronti delle più grandi aziende del settore agroindustriale. Quest'ultime, infatti, hanno già beneficiato di erogazioni per 1 miliardo di euro nel 2019. Ed ora potranno accedere anche al Fondo di garanzia Sace, al contrario delle piccole. Insomma, le micro aziende agricole, chiedono alla Politica di non essere ulteriormente dimenticate.