La legge 107 del 2015, meglio nota come la legge della Buona Scuola indetta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, è stata per molto tempo su tuttele pagine dei giornali. Definita come una nuova offerta formativa capace di guardare alla tradizione ma anche al futuro con le sue molteplici modifiche del sistema Scuola. Commentandola il Presidente del Consiglio l'ha spiegata come un qualcosa di innovativo che permetterebbe "Un’offerta formativa più ricca e flessibile per gli studenti. Un piano straordinario di assunzioni per oltre 100.000 insegnanti e risorsestabili per la formazione e la valorizzazione dei docenti".

Inoltre il Premier ha sottolineato che “per i nostri figli, per i nostri ragazzi, vogliamo semplicemente il meglio. Non possiamo accontentarci di meno".

In questo clima di entusiasmo e di forte cambiamento nel settore dell’istruzione non può passare inosservata la ricerca realizzata dall’Istituto Piepoli per l’AFSAI Associazione per la Formazione, gli Scambi e le Attività Interculturali, riguardante i programmi di studio all’estero dei ragazzi che frequentano la scuola superiore.

Dalla ricerca è emerso che il 92% dei docenti intervistati valuta tali programmi positivamente. Il risultato risalta ulteriormente se confrontato con le esperienze dirette. La gestione della mobilità appare, al contrario da ciò che ci si aspetterebbe, ancora poco chiara: gli insegnanti hanno difficoltà a definire un adeguato programma di recupero per i loro studenti e anche le famiglie sono preoccupate del successivo reinserimento dei figli nel percorso di studi italiano.

Nonostante gli scambi culturali rappresentino uno strumento di formazione altamente qualitativo e siano positivamente valutati, il dato che emerge chiaro è l’inadeguatezza delle attuali procedure organizzative. L’auspicio è quello di riuscire, stimolati anche dai cambiamenti della Buona scuola, ad ottimizzare l’uso di strumenti di per sé validi che necessitano solo di essere semplificati negli aspetti procedurali.