Il MIUR ha pubblicato i dati sulle domande di pensionamento presentate quest'anno. Le richieste dei docenti sono 13.000; 3.000 quelle del personale ATA. L'anno scorso erano circa 19.000 e 5.000. Quali ragioni hanno portato a questo improvviso crollo di domande? Forse il personale della Scuola è improvvisamente ringiovanito? Oppure le nuove regole sul pensionamento impediscono di andare in pensione a molti che lo vorrebbero? O forse la fuga degli ultimi anni verso la pensione ha ridotto il numero dei pensionandi? Per rispondere occorre considerare alcuni dati statistici e numerosi fattori.

L'età media dei docenti italiani

L'ultimo rapporto OCSE-TALIS, Teaching and Learning International Survey, riporta l'età media dei docenti italiani: 48,9 anni. È l'età media più elevata di tutti i 29 Paesi analizzati dall'OCSE. I Paesi europei più simili a noi hanno in genere insegnanti più giovani: in Francia l'età media è di 42,6 anni, in Olanda di 43,2 e in Spagna di 45,6. Confrontabili con l'età media italiana risultano solo l'Estonia (47,9 anni), la Bulgaria (47,4) e la Lettonia (47,1).

All'opposto i Paesi con insegnanti di minore età media sono Singapore (36,0 anni), la Malaysia (38,9) e il Brasile (39,2). Quanti sono invece i giovani insegnanti? Gli insegnanti italiani con meno di 29 anni sono solo l'1,0%; è la percentuale più bassa in tutti i 29 Paesi considerati.

Con basse percentuali di giovani insegnanti vediamo solo il Portogallo (1,2%), la Spagna (2,8%) e la Bulgaria (3,4%).

Gli effetti dell'età sulla Buona Scuola

Nonostante i suoi limiti, la Buona Scuola di Renzi presenta alcuni elementi innovativi che richiedono uno sforzo di adattamento da parte dei docenti, ma di solito i docenti più anziani sono poco disponibili a cambiare abitudini decennali.

L'età media avanzata è quindi un ostacolo alle innovazioni metodologiche e strutturali, oggi diventate importanti con le valutazioni delle scuole che stanno per iniziare. Ma perché l'età media dei docenti italiani è così alta? I motivi sono molti; una delle cause è la carriera a vita del docente italiano. A differenza di altri Paesi con un mercato del lavoro più flessibile è molto raro che un docente italiano trovi un altro impiego pubblico o privato e ancora più raro che faccia il percorso inverso.

Questo legame strettissimo fra carriera docente e invecchiamento personale porta quasi tutti i docenti a rimanere nella scuola fino alla pensione, oltretutto senza poter sviluppare una carriera professionale riconosciuta formalmente.

Le recenti assunzioni di insegnanti

Nel primo anno della Buona Scuola sono stati assunti decine di migliaia di insegnanti; sono docenti con anni di precariato alle spalle, quindi non giovanissimi. Tuttavia, a parte piccole percentuali di assunti in ruolo all'età di oltre 60 anni, queste nuove assunzioni hanno ridotto un po' l'età media dei docenti. C'è da sperare che questo ringiovanimento della categoria, non ancora segnalato dai dati OCSE, contribuisca a ridurre l'enorme gap generazionale con gli studenti e di conseguenza a migliorare la loro scarsa motivazione per lo studio.

Purtroppo è probabile che il crollo dei pensionamenti di quest'anno sia dovuto in gran parte all'innalzamento dei limiti d'età pensionabile. Questo vincolo, oltre a ridurre l'efficacia didattica e la motivazione professionale di molti insegnanti anziani, accentua il pericolo di patologie psichiatriche e burnout di una categoria che, da questo punto di vista, è già in situazione di alto rischio.