La riforma Pensioni è la grande assente dalle linee programmatiche del nuovo esecutivo giallorosso che sta per nascere, alla luce delle indiscrezioni dei principali quotidiani generalisti. A differenza del contratto di governo di 58 pagine firmato da M5S e Lega lo scorso anno, Pd e 5 Stelle hanno scelto un testo più snello che non supera le due pagine, lasciando al premier incaricato Giuseppe Conte il compito di approfondire il programma. Al momento, dunque, rimangono senza risposta le richieste di chi vuole andare in pensione dopo 41 anni di lavoro (la cosiddetta quota 41 per i lavoratori precoci).

Punto interrogativo anche sul destino di quota 100, misura sperimentale che durerà fino al 2021.

Tema delle pensioni assente dalle linee programmatiche del governo giallorosso

Salario minimo, web tax, maggiore flessibilità da parte dell'Unione europea, taglio del cuneo fiscale e dei parlamentari. Sono questi alcuni dei temi presenti nel programma che Movimento 5 Stelle e Partito democratico che consegneranno al premier in pectore Giuseppe Conte, come rivela in esclusiva Il Sole 24 Ore nel pezzo a cura di Marco Rogari e Gianni Trovati. Da qui si evince subito un tratto di discontinuità rispetto alla precedente esperienza di governo, dove le pensioni avevano rivestito un ruolo chiave con l'introduzione di quota 100 e la proroga di opzione donna.

Le due misure previdenziali dell'esecutivo gialloverde sono state salutate con entusiasmo dai cittadini, ma ad oggi non completano il quadro della riforma delle pensioni per superare la legge Fornero. L'esempio più eclatante è rappresentato dai lavoratori precoci, i quali continuano a battersi per il varo di quota 41. Occorre inoltre sottolineare che la pensione anticipata a quota 100 non rappresenta un punto fermo nel panorama previdenziale, considerata la natura sperimentale della misura.

Per questo motivo, dal nuovo esecutivo Pd-5 Stelle ci si aspetta una risposta chiara e di conseguenza un intervento volto a rendere strutturale il prepensionamento a 62 anni con 38 di contributi o l'introduzione di una nuova forma di pensionamento.

Ipotesi Ape rafforzata in sostituzione di quota 100 dal 2022

Il ritorno al governo del Pd apre nuovamente la strada all'anticipo pensionistico (Ape), misura voluta con forza dai democratici durante gli esecutivi di Renzi prima e Gentiloni poi.

Repubblica, nell'articolo di Raffaele Ricciardi e Monica Rubino, avanza l'ipotesi che a partire dal 2022 il governo possa rimpiazzare quota 100 con un Ape rafforzata, al fine di favorire il pensionamento delle categorie di lavoratori più deboli.

Sempre il quotidiano Repubblica sottolinea come sia difficile ad oggi pensare a uno smantellamento di quota 100 da parte di M5S e Pd, poiché si tratta di una misura per cui il governo precedente ha già trovato una copertura fino alla fine del 2021, data entro la quale terminerà la sperimentazione. Allo stesso tempo però, risulta complicato credere che una delle misure previdenziali simbolo della Lega di Matteo Salvini possa sopravvivere all'ondata giallorossa.