Quest'ultima tornata elettorale tende a dimostrare la modalità con la quale si sposta la fiducia degli italiani, non tanto sulla base di 80 euro corrisposti in busta paga dall'attuale governo, quanto più sul principio di attribuzione del famoso "voto utile". Non che gli 80 euro non abbiano inciso, ma tale elargizione si colloca in un contesto più ampio, quello relativo al quadro decisionale dell'esecutivo, il quale, giusto o sbagliato che sia, ed in quale proporzione, ha ad ogni modo fornito l'idea di un'assunzione di responsabilità nell'assumere decisioni e provvedimenti, da questo punto di vista, né più né meno di quanto già avvenuto all'indomani delle ultime elezioni politiche (non esattamente all'indomani, visti i tempi per la formazione del nuovo esecutivo).

Vale a dire dopo il trionfo dello stesso M5S ma anche il mancato esplicarsi di un impegno a realizzare i venti punti, o parte di essi, compresi nel programma della campagna elettorale, tramite un'alleanza, rifiutata per questioni prettamente ideologiche di pochi, a seguito delle molteplici richieste pervenute sullo stesso blog di Grillo (almeno i due terzi delle richieste rivolte in tal senso). E qui si nota in particolare come "stranamente" non sia stata applicata la regola alla base del movimento, ossia la democrazia partecipativa per via telematica, con votazione su ogni singolo aspetto decisionale, e mancando proprio su un aspetto fondamentale quale quello di cui si discute.

Ebbene, anche in quell'occasione, l'esito successivo alla formazione del governo da parte del Pd, seppur alleandosi con lo schieramento opposto, di centro-destra (alleanza da cui era rimasta estranea solamente la Lega Nord), ha portato in seguito ad una vittoria netta dello stesso Pd (e del Movimento di Grillo) alle amministrative 2013, con segretario Epifani, e Letta nuovo Presidente del Consiglio.

Non si può allora dire che una buona parte dell'elettorato non abbia apprezzato anche in quella vicenda l'assunzione di concretezza negli impegni assunti, pur non essendoci di mezzo né gli 80 euro di Renzi né gli almeno 900 euro mensili di Grillo promessi come reddito di cittadinanza. Così come la mancanza di incisività ha penalizzato anche Scelta Civica, forza politica che, da partito del Premier uscente, alle scorse politiche, è andata comunque oltre il 10% (contro lo 0,7% delle ultime europee).

Per non parlare della sempre maggiore difficoltà dello schieramento di Berlusconi a trovare una collocazione decisiva nell'attuale quadro politico (il suo risultato del 16% per FI è ai suoi minimi storici, come osservato in questi giorni).

La mancata propensione del M5S ad allearsi e cercare per tale strada di essere incisivi, come del resto per principio ogni altra forza politica, ha spiegato almeno in parte anche lo spostamento di preferenze verso la Lega (non a caso è nelle regioni del nord che il movimento di Grillo ha avuto il maggior calo di voti).

In definitiva, in momenti come l'attuale, dove risulta più avvertito il distacco dell'elettorato dalla politica e la stanchezza verso il sistema, le proposte di Grillo e Casaleggio, nonostante siano apparse come valide e anche necessarie verso un'innovazione, il realizzarsi di tale innovazione appare, come è stato evidentemente avvertito, subordinato all'avverarsi del raggiungimento, del tutto autonomo, della maggioranza assoluta in Parlamento. Presupposto quest'ultimo che, in relazione non solo all'attuale legge elettorale ma anche alla composizione del quadro politico, si avvicina più all'utopia che non alla condizione fattibile, penalizzando così la concretezza di un determinato agire.