Sono state pubblicate, recentemente, statistiche che dimostrano come la popolazione dei pensionati, in particolare quella con trattamenti medio - alti, sia quella che meno ha sofferto della crisi economica che ha colpito il nostro paese; sarebbero quindi giustificate tutte quelle proposte indirizzate a rivalutare queste Pensioni secondo i criteri del metodo contributivo, anche se questi interventi sono stati smentiti dai Ministri Poletti e Padoan.

Principi per verificare la necessità di rivalutare le pensioni calcolate con il metodo retributivo

Le statistiche di cui sopra, per quello che mi riguarda, sono corrette e non confutabili; il problema è che i così detti esperti della materia, utilizzando generalizzazioni e sillogismi, arrivano a dimostrare che due più due è uguale a cinque e non quattro.

Chi volesse analizzare i problemi del nostro sistema pensionistico con onestà intellettuale, a mio parere, dovrebbe rispettare alcuni principi:

  • primo principio: nessun lavoratore, comunque sia andato in pensione sia con il metodo retributivo che con il metodo misto, può essere accusato di furberia o peggio, poiché non ha fatto altro che utilizzare leggi dello stato, le quali definivano sia la maturazione del diritto alla pensione sia il metodo di calcolo;
  • secondo principio; qualunque ragionamento sull'equità o meno dei trattamenti percepiti non può prescindere dalla norma costituzionale secondo la quale ogni cittadino deve contribuire alla fiscalità generale in funzione del proprio reddito;
  • terzo principio; nessun pensionato può essere messo sotto accusa solo perché la sua pensione supera di x volte il minimo sociale, quando l'ammontare della pensione sia diretta e matematica conseguenza della retribuzione in uscita dal mondo del lavoro e dei contributi versati;
  • quarto principio: se si afferma che, per equità sociale, si devono rivalutare le pensioni calcolate con il metodo retributivo, allora si devono mettere sotto controllo tutte le pensioni di quel tipo e non solo quelle che superano di x volte il minimo sociale. Si cerca di sottacere che tra le pensioni retributive vi sono decine di migliaia dall'importo bassissimo, ma che sono state concesse anche senza aver versato alcun contributo, come quelle dei coltivatori diretti e quelle dei baby pensionati, ai quali è stato concesso di uscire dal lavoro anche con 15 anni di contributi. Solo queste ultime costano alle casse dello Stato nove miliardi di euro l'anno;
  • quinto principio; se è vero che il metodo retributivo, in funzione dell'anzianità di accesso alla prestazione, del periodo retributivo di riferimento, delle aliquote contributive, ha procurato benefici più o meno consistenti ai percettori, non è poi accettabile che in condizioni di stress finanziario, per non rivalutare gli interventi assistenziali, calcolati con lo stesso metodo e indirizzati ai lavoratori più sfortunati, si chieda ai soli pensionati più fortunati di sopportare il risanamento del sistema pensionistico. Un sistema che funzione deve separare il costo delle pensioni da quello assistenziale, ponendo quest'ultimo a carico della fiscalità generale.

Spero si possa convenire che, analizzato il problema adottando questi principi, certamente si arriverebbe ancora a chiedere interventi sulle pensioni calcolate con il metodo retributivo, ma con impatti ben diversi da quelli auspicati da certi osservatori politicamente orientati.