Si è appena chiusa una "black week" per leborse europee, con Milano fanalino di codaper il peggior rendimento. Sono tornati i timori del 2008 e del più recente 2011, passato alla storia come l’anno della tempesta finanziaria. A trascinare giù i listini è stato il comparto bancario ele ragioni che sono state addotte non dimostrano fino in fondo la depressione in atto. Molto più onesto sarebbe ammettere che la speculazione si è di nuovo insinuata nel sistema. Un sistema sempre più interconnesso, per questo portato a recepirescossoni che hanno un diverso epicentro.

Ma come è partita questa speculazione?

Germania contro Draghi

L’Eurozona si muove sull’onda deflattiva che sta deprimendo l’economia. Quella odierna è la scia della crisi che nel 2008 si trasferì dall’America all’Europa. Al Vecchio continente la Germania, Paese egemone dell’area euro, ha imposto il farmaco del rigorismoche ha strozzato le altre economie, soprattutto quella degli Stati del Sud più deboli. Ha avuto buon gioco fino a quando a capo dell’Eurotower sedeva il francese Jean-Claude Trichet,il quale non si è impegnato con un programma forte, permettendo di fatto alla dirigenza teutonica di comandare. Ma poi il vertice è stato scalato da Mario Draghi che ha invertito il segno della politica monetaria, puntando a rilanciare l’inflazione.

Una linea inaccettabile per la Germania, afferrata al ricordo deitempi della Repubblica di Weimar in cui l’inflazione era galoppante e per comprare un kg di pane occorrevano balle di soldi caricate su un carretto.

Eppure a Francoforte sono riusciti nella manovra espansiva del Quantitative Easing, vincendo le resistenze tedesche che hanno agitato fino all’ultimo lo Statuto della Banca Centrale, che esclude una immissione così massiccia di liquidità.

Angela Merkel è tornata a premere su Matteo Renzi perché trasferisse Draghi ad altro incarico casalingo, magari come Presidente delle Repubblica, ma tutto è venuto a cadere con l'elezione di Mattarella. Le pressioni sono continuate attraverso il capo della Bundesbank, Jens Weidman, e il finanzerminister Wolfgang Schaeuble.

La Germania ha fatto partire la speculazione?

Il riscatto, in ultimo, sembra arrivato, e a darne l'occasione è stato proprio Mario Draghi, facendo recapitare un questionario per testare la salute degli istituti bancari italiani, interpretato subito dagli osservatori esteri come la prova regina che la filiera del Bel Paese è in sofferenza. Una miccia per la speculazione, accelerata dalla notizia sul salvataggio delle quattro banche. La coppiola definitiva è arrivata quando Schaeuble ha duramente ammonito le banche Ue che hanno investito il 25% del loro attivo nei titoli di Stato. Uno dei referenti del "memento" è, tra i primi, proprio l’Italia, zavorrata da un debito del 133% sul Pil.

Alle parole del ministro, il titolo Deutsche Bank va in rally, mentre Milano affonda.

A parere di chi scrive non può trattarsi di un caso che questi nuovi attacchi siano arrivati proprio nei giorni in cui Renziha lanciato strali contro gli eurocrati di Bruxelles. Renzi va incontro alla sorte di essere deposto dall’esterno? La prossima sfida è quella di scalare il debito pubblico, vero capestro per l’Italia, che la rende poco credibile e poco influente sullo scacchiere internazionale. Senza questa mossa, è inutile "battere i pugni".