Si prevede una settima di polemiche dopo l'annuncio del Ministro degli Interni, Angelino Alfano, sabato scorso a Milano, di mandare altri centocinquanta militari a presidiare la città contro i nuovi delinquenti, oltre che per impedire l'arrivo di altri profughi.
La questione è se si tratta di misure di sicurezza o del populismo ormai dilagante nella politica e ora adottatato anche in Russia, non solo occidentale.
Oltre a Donald Trump, Jean Marie Le Pen e Matteo Salvini sembra che anche in Medio e in Estremo Oriente questa forma di propaganda sia in voga.
Le sue parole d'ordine sono jihad e califfato, in Siria, Iraq, Turchia, Libia, per non dire in Afghanistan e in Pakistan.
Il ruolo degli insegnanti
Per fare chiarezza nelle nuove generazione sulla differenza tra i migranti profughi e i delinquenti e quella tra populismo ed estremismo, a cui può aderire anche il vicino di casa, il ruolo degli insegnanti è determinante.
La consulta regionale europea ha organizzato per loro un corso di formazione: i temi della prima giornata erano “Politica estera e immigrazione: il ruolo dell’Ue”, “Politica estera: l’Europa al bivio o su un binario morto?”.
Si è discusso anche dei flussi migratori di molti musulmani da paesi dilaniati dai conflitti religiosi, aizzati spesso dai signori della guerra come in Somalia.
Similmente a Milano anche a Torino, la crisi migratoria è un problema che le comunità cittadine non possono affrontare, senza una politica globale sull'immigrazione, almeno a partire dai Paesi occidentali.
All'inizio del mese al Centro di accoglienza di corso Brunelleschi a Torino, da una ventina di anni nell'occhio del ciclone il Reparto operazioni speciali dei carabinieri di Genova ha arrestato l'algerino Sakher Tarek .
Il nordafricano custodiva sul cellulare macabre immagini di sgozzamenti, di prigionieri uccisi, di bambini soldato e, soprattutto, degli attentatori dell'Isis di un anno fa a Parigi.
In memoria aveva anche il giuramento di fedeltà all'Isis, simile a quello di affiliazione alla mafia, pronunciato prima degli assalti in Germania e a Nizza.
Oltre a Tarek, si erano rifugiati a Torino anche gli jihadisti egiziani Hossameldin e Antar Abdelhakim, e Hosny Mahmoud El Hawary Lekaa.
Radicalismi di ieri e di oggi
Negli ambienti antagonisti subalpini si dimenticano facilmente i terroristi, protagonisti degli Anni di Piombo. Ne è una prova che sabato 26 novembre è stato invitato al centro sociale Askatasuna, a pochi passi dalla Mole Antonelliana l'ideologo delle Brigate Rosse che hanno compiuto in città venti omicidi tra gli anni 70 e gli 80, Renato Curcio.
Il sociologo, laureatosi all'Università di Trento, non ha mai ucciso nessuno, ma non si è mai dissociato dalle idee di terrorismo. Un politico ha pubblicato a riguardo un post su Facebook, tralasciando che l'ideologo, già in carcere, per banda armata, aveva pure definito giusto il processo del popolo allo Stato in corso durante il rapimento di Aldo Moro
Per il ventesimo compleanno del centro sociale, Curcio presenterà il suo libro 'L'egemonia digitale'.
Ora è un uomo libero e non c'è nulla di male, ma l'effetto è come quello che avrebbe fatto una conferenza sull'estremizzazione del Corano dell'islamista radicale Qubt a Il Cairo al tempo della modernizzazione laica e panarabista di Nasser in Egitto.
Oppure se Al Mavdudi avesse pubblicato per l'anniversario dell'indipendenza del Pakistan dall'India dove ieri si è verificato un tremendo deragliamento, nel 1947 una sua teoria Stato islamico sotto la sovranità divina di Allah.