"Sapete cosa vuol dire avere 8 mila metri quadrati di amianto che si sta sfaldando? Significa che con il vento il pericolo non rimane circoscritto a quell'area ma investe anche i Comuni limitrofi. Almeno centomila persone potenzialmente a rischio.”

Frasi allarmanti quelle pronunciate dal Sindaco di Meda, Gianni Caimi, a luglio dello scorso anno parlando dell’area dismessa ex Medaspan in occasione della commemorazione di un altro disastro ambientale, quello della fuga di diossina dallo stabilimento Icmesa avvenuto quarant’anni prima.

Medaspan: area industriale in abbandono da quasi vent’anni

Medaspan era un’azienda medese che fino a qualche lustro fa si occupava della produzione di pannelli truciolari e sorgeva su di un’area di circa 45.000 mq con fabbricati coperti da 8.000 mq di eternit.

Apprensione per il mesotelioma

Frasi lapidarie quelle citate che avevano inevitabilmente fatto preoccupare gli abitanti della capitale brianzola del mobile e del design, cittadini che di colpo si sentirono a rischio mesotelioma (tumore da esposizione alle fibre d’amianto che colpisce principalmente la cavità toracica). Dopo affermazioni così inquietanti ci si sarebbe aspettati un intervento per la messa in sicurezza dell’intera area in tempi rapidi, invece…

Messa in sicurezza fra una decina di mesi, forse

Invece apprendiamo da un articolo apparso in questi giorni su un quotidiano locale che di interventi di bonifica non se ne parla e non se ne parlerà fino all’avvio dei lavori di costruzione del centro commerciale che, salvo intoppi, sono previsti per la fine dell’anno.

E’ imbarazzante che la Giunta PD non abbia ritenuto opportuno intervenire fin da subito per tutelare la salute dei cittadini, ed è forse per questo che ora minimizza la situazione. Sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo visto che sul sito del Comune non se ne trova traccia) infatti che Arpa e Asl abbiano fatto delle verifiche e stabilito che non sussiste pericolo per la popolazione visto che si tratta di un’area non attigua a zone residenziali.

Sembrerebbe poi di poco conto sapere che l’area inquinata confina con la trafficatissima Milano Meda e numerose fabbriche dove lavorano decine e decine di operai.

Confidiamo che al fine di tranquillizzare la popolazione la relazione venga resa pubblica e che l’analisi di valutazione del rischio fatta dagli enti preposti non sia stata solo “visiva” ma, come previsto dalle vigenti leggi, anche di monitoraggio ambientale (ovvero analisi delle fibro aereodisperse e confronto con i valori limite previsti dalla normativa per le situazioni di maggiore incertezza).

Ricordiamo poi che qualche mese fa l’area in oggetto è stata anche colpita da un incendio che, per fortuna, è stato prontamente domato dai Vigili del Fuoco. Tutto ciò avrà aggravato una situazione già di per se critica? Ci chiediamo inoltre come sia possibile che un’area così compromessa sia di facile accesso a chiunque (i numerosi murales e reportage fotografici reperibili in internet lo dimostrano) e se c’è un monitoraggio periodico dello stato di salubrità del sito.

E pensare che nel 2015…

La preoccupante situazione a cui siamo giunti ora era già stata messa in evidenza dai consiglieri d’opposizione, in particolare dal rappresentante della lista civica Meda per Tutti sia in consiglio comunale che con le osservazioni al piano attuativo del centro commerciale.

Era stato chiesto che fossero inserite condizioni particolari nella convenzione per assicurare “… tempi certi e definiti … per l’abbattimento delle strutture esistenti e pulizia dell’area, con rilascio di fideiussione, da riscuotere in caso di inadempienza; …”, come si legge nell’interrogazione datata ottobre 2015.

Ed ora?

L’avvicinarsi della campagna elettorale per il rinnovo dell’amministrazione locale siamo certi porterà nuova attenzione sul tema. Intanto speriamo di poter conoscere il contenuto della relazione tecnica dell’Agenzia per la protezione ambientale.