Un bidone dell'immondizia al posto del cuore’. Questa la colorita dichiarazione di Gianluigi Buffon dopo l’incredibile 1-3 del Bernabeu, resterà negli annali del calcio. Forse addirittura più della débacle, francamente immeritata, della Juventus, uscita di scena a causa del beffardo rigore in zona Cesarini concesso al Real Madrid dall’arbitro Michael Oliver e trasformato al duecentocinquantesimo minuto da Cristiano Ronaldo.

Uno sfogo, quello del portierone sulla via del tramonto, colmo di rabbia e di bile, conseguente magari anche alla precedente e cocente delusione dell’eliminazione dal mondiale russo.

Allora buffon fu protagonista di un altro celebre post partita: in lacrime davanti ad una nazione ‘in ginocchio’, come un bambinone a cui una vecchia sadica ha appena bucato il pallone. Vi partecipammo tutti. E col cuore. Un pianto di liberazione. Di frustrazione di un’Italia mai così in basso nel calcio.

Sfogo senza precedenti: il Gigi nazionale stavolta però ha torto

Un Buffon inconsolabile e arrabbiato (come non esserlo?), quindi, dopo la tremenda siringa all'ultimo millesimo di secondo di Cr7. ‘Diviso’ nell'eterno scontro tra la ragione e il sentimento. In realtà, aggiungiamo noi, meglio sarebbe dire tra il ‘torto’ e il sentimento, parafrasando il celebre romanzo di Jane Austen. Perché, diciamocela pure tutta, il Gigi nazionale ha purtroppo torto.

E non per il dubbio, certo legittimo, sull'esistenza o meno di quel maledetto penalty, che ha diviso le genti come Mosè con le acque. Ragioniamo.

Vero: la Juventus meritava i supplementari. Lo hanno capito tutti del resto. Un arbitro di calcio, però, come un vigile urbano (né più né meno), è in campo per stabilire se le azioni di gioco che osserva e valuta siano regolari o meno.

E non può, come avrebbe voluto il numero uno della Vecchia Signora, farsi influenzare da una pur epica impresa sfiorata e ‘sfiorita’. Dal quel ‘sentimento’ (appunto Gigi nelle frasi shock accennava ad una “questione di sensibilità”) di una Juventus degna, sportivamente parlando, delle gesta di Ulisse nel suo disperato tentativo di ritornare a Itaca.

Nel caso di mercoledì sera, Oliver ha sentenziato per il rigore. Amen. Ha scelto, come un direttore di gara deve fare, col cervello. Episodio ‘dubbio’ o meno, il cuore è solo e soltanto per le curve degli stadi, per i tifosi a casa e per le squadre in campo. E quello, mai, è ricolmo di spazzatura.