Il M5S se la prende ancora una volta con i giornalisti. Questa volta sul Blog delle Stelle, organo di stampa ufficiale del Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio compare una donna che con dietro diversi titoli, di diverse testate giornalistiche con fare pensante e l'hashtag "Io non ci casco", tende a delegittimare ciò che i giornalisti fanno per professione: raccontare la realtà dei fatti. Si può essere in accordo o in disaccordo con ciò che si legge, questo è indubbio ma è anche vero che continuare ad attaccare ripetutamente gli organi di stampa, tutti liberi, checchè vi siano editori più o meno interessati, è un attacco alla democrazia.

La funzione dei giornali nei confronti dei Governi

Sono sotto gli occhi di tutti le opinioni, che quotidianamente ci furono da parte di tutti i giornali nei confronti di Silvio Berlusconi o di Matteo Renzi, giusto per rimanere in un arco temporale recente e vicino a noi, ci furono critiche alla categoria, ma mai attacchi cosi violenti, tanto da paventare l'abrogazione dell'ordine professionale. Tutti ricordano infatti il caso Ruby e le famose dieci domande che "La Repubblica" pose a Silvio Berlusconi in ordine alla vicenda. Tutti ricordano la mediaticità del cosiddetto "Caso Consip", dove anche in questo caso era coinvolto un padre, questa volta quello dell'ex Premier. O ancora tutto ciò che è scaturito tre anni fa con la vicenda di Banca Etruria e dell'ex Ministro Boschi.

Di Maio e la querela al padre di Mario Calabresi

Ha suscitato scalpore nel programma di Giovanni Floris "Di Martedi" la gaffe del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi DI Maio. Nell'occasione Di Maio afferma di aver quereleato Luigi Calabresi, padre di Mario, morto ammazzato da componenti di Lotta Continua a causa delle sue inchieste nei loro confronti.

Il Ministro si è giustificato invocando l'errore formale dell'avvocato che ha proceduto a querela. Lo stesso Calabresi si è poi scagliato contro il suo interlocutore affermando che il Movimento Cinque Stelle ha intenzione di instaurare in Italia una simil-dittatura su modello nord-coreano nel quale i giornali e le varie testate sono state approvate dal regime e prima di pubblicare una qualsiasi notizia, questa viene messo al vaglio del governo prima di poter essere pubblicata. Il tutto dopo che non più tardi di un mese fa un altro esponente di spicco del Movimento ha definito "puttane" e "pennivendoli" l'intera categoria.