Il 26 maggio, a Firenze, come in molte altre città italiane, e in concomitanza con le elezioni europee, si terranno le amministrative, evento tra i più scottanti e attesi in assoluto per i tutti i fiorentini e non solo.
Ultima - o quasi - roccaforte della sinistra italiana della Toscana, Firenze è da sempre considerata una città inespugnabile dai rappresentanti delle opposizioni, al punto tale spesso, più che dei candidati che potessero almeno provare a sconvolgere quegli schemi politici che vanno avanti ormai da oltre settant'anni, si è giocato al ribasso, schierando in campo delle figurine pressoché incapaci di esercitare una funzione di reale canalizzazione del malcontento cittadino e di costruire un'alternativa degna di tale nome.
Ad ogni modo, diversamente dagli anni precedenti, le amministrative del 2019 sembrano esser riuscite a scovare e a risvegliare in molti cittadini quell'entusiasmo e quella voglia di speranza tangibile che è insita nella natura di ognuno. Le elezioni di maggio rappresentano una sorta di referendum, un processo a somma zero destinato a lasciare sul campo vincitori e vinti, ma soprattutto una vera e propria prova di forza per gli alleati di governo.
Si susseguono da mesi ormai accesissime dispute sui social e sui vari gruppi Facebook che coinvolgono gli abitanti della città; dibattiti infiniti che sorgono attorno a quelle che sono le tematiche più rilevanti e percettivamente sensibili: si va dal traffico cittadino e dalla tanto discussa tramvia, al problema del degrado e della sicurezza della città, che secondo i dati dell'indice di reati elaborati qualche mese fa dal Sole 24 Ore, sarebbe salita al quarto posto nella "top ten" delle province italiane per numero di denunce di reati.
Ad una così vivace fermentazione politica, e di fronte ad uno scenario che vede i progressisti pagare a caro prezzo il moralismo tragicomico a cui si sono appellati negli ultimi anni, nonché le politiche sociali a raggio ristretto che hanno aumentato la precarietà del lavoro, sembra però non corrispondere una degna offerta politica: le opposizioni fiorentine permangono, ancora oggi, a due mesi dal voto, nell'ombra più totale, dimenticando di poter giovare di una situazione sia unica che rara per dimostrare coi fatti, e non con le parole di cui spesso si è abbondantemente abusato, di porre in essere un solido progetto politico.
In vista delle elezioni: il centro-destra e i dissapori interni
Sin dall'ottobre dello scorso anno il nome dell' ormai ex manager generale di Azimut Ubaldo Bocci risuona fiocamente nei meandri del centrodestra fiorentino, ma senza che sia mai riuscito ad imporsi con fermezza. Sarebbe la Lega di Matteo Salvini ad aver insistito, negli ultimi tempi, per la candidatura di Bocci, non certo un leghista di purosangue ma anzi, per certi aspetti, molto più vicino ai forzisti, che però ancora oggi preferiscono tacere.
Il partito di Giorgia Meloni invece, avrebbe puntato sul proprio consigliere regionale toscano Paolo Marcheschi come possibile candidato unitario. Insomma, una vera e propria giungla in cui riuscire a districarsi risulta piuttosto complicato per tutti, persino per i militanti stessi.
Cercando di analizzare le singole scelte però, sembrerebbe chiara la strategia leghista: ripiegare su una figura più moderata che sia in grado di trasmettere una maggior fiducia a quegli ambienti cattolico - liberali di cui certo il leader leghista e attuale Ministro dell'Interno non rappresenta la voce ufficiale. Se elettoralmente parlando la mossa potrebbe avere un sua ragion d'essere, siamo sicuri che il trade-off costi/benefici in termini di coerenza sia comunque favorevole al partito di Salvini?
La tesi appare ancora più convincente guardando alla scelta di Fratelli d'Italia, ostinatamente fermo e deciso nel sostenere la candidatura di Marcheschi, fiorentino doc e politicamente molto attivo in città in questi anni. Insomma, due profili opposti, frutto di due strategie che assumono entrambe le sembianze di un'arma a doppio taglio, che potrebbe ritorcersi contro i loro stessi ideatori. Non si può però non osservare come, dagli stessi Sondaggi politici degli ultimi tempi, a prescindere dalle credenze e delle opinioni politiche personali, una delle caratteristiche più apprezzate dall'elettorato sia quella della coerenza, della determinatezza, della risoluzione, che il leader leghista Salvini ha dimostrato di saper mettere in pratica rispetto agli impegni presi in campagna elettorale, soprattutto in materia di immigrazione, legittima difesa e forze dell'ordine.
Allora che fare, continuare sulla linea della cautela e della moderatezza rischiando di indurre tanti cittadini desiderosi di cambiamento a rimanere nelle proprie case il giorno delle elezioni, oppure assumersi, una buona volta, le dovute responsabilità e dimostrare coraggio e intraprendenza?
Movimento Cinque Stelle: un'ineliminabile ambiguità
Anche in casa Cinque Stelle la situazione non è delle più rosee e trasparenti: dall'ormai lontano 8 novembre 2018, quando dal Meetup di Firenze venne fuori il nome del commercialista Giuseppe Soin, un susseguirsi inarrestabile di ulteriori nomi e liste avrebbe acceso un vero e proprio dibattito politico interno al partito, tra l'ala più "sinistra" e quella più "destra".
Se in un certo momento sembrava plausibile l'ipotesi di un "patto per Firenze", sul modello del governo giallo - verde, successivamente tale supposizione è stata scartata ampiamente. Sono ancora diverse le liste del Movimento Cinque Stelle di Firenze che aspettano il via libera e la certificazione della Piattaforma Rousseau, anche se negli ultimi giorni, dopo il ritiro della candidatura da parte dell'avvocato Nicola Cecchi, sembra essere quasi definitiva la scelta di Lorenzo Masi, avvocato e ristoratore fiorentino, molto vicino all'attuale Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. E chissà, che possa tornare alla rivalsa l'ipotesi di un'eventuale accordo con la Lega in caso di ballottaggio.
I sondaggi
Tra l'8 e il 13 marzo, l'istituto SWG, per conto della testata La Nazione, ha svolto un sondaggio politico per cercare di comprendere le intenzioni degli elettori fiorentini di fronte ad una situazione che di certo non li agevola. Secondo le informazioni raccolte, Dario Nardella, attuale Sindaco di Firenze che concorrerà per il secondo mandato, si attesterebbe tra il 52 e il 56%, in una posizione non molto lontana rispetto a quella individuata da YouTrend in un precedente sondaggio realizzato tra il 10 l'11 ottobre del 2018, che riportava che oltre il 60% degli intervistati considerava positivo il suo operato; Ubaldo Bocci, nelle vesti di ipotetico candidato del centrodestra unito arriverebbe al massimo al 30%, mentre Nicola Cecchi, anche se nel frattempo si è ormai ritirato, al 12%.
Elezioni: un verdetto scontato?
Indipendentemente dal risultato dei sondaggi svoltisi nell'ultimo periodo, sul quale un certo numero di variabili intervenienti sono in grado di influire, è ben chiaro ed evidente come sia assolutamente necessario che l'opposizione fiorentina corra ai ripari al più presto, per evitare di essere nuovamente sbeffeggiata da un sindaco che, ricordiamolo, alla precedente tornata elettorale era stato eletto con il 66% dei consensi.
Se da un lato è vero che l'elettorato fiorentino è uno di quelli più incoercibili che esistano, è anche vero allo stesso tempo che fin troppe volte si è assistito a dei veri e propri autolesionismi programmati in forma varia, di cui, per dirne una, la candidatura di Giovanni Galli nel 2009 costituisce l'esempio più classico.
L'incertezza diffusa che ancora oggi dilaga negli ambienti politici fiorentini, sommata al fattore tempo sempre più ridotto, potrebbe rischiare di dar forma nuovamente ad uno dei mostri più assurdi e paradossali della politica fiorentina. Certo è che, se per la Lega, attualmente non presente in Consiglio Comunale, così come per le altre forze politiche, l'intento è quello di accontentarsi di qualche seggio, lo stesso non si può dire per quei fiorentini desiderosi di una reale discontinuità.
Intanto, allo stato attuale, neanche il benché minimo stralcio di programma ha fatto la sua comparsa, alimentando ulteriormente quella voglia di voltare le spalle e di sofferta indifferenza. Il tempo stringe. Mentre Dario Nardella ha inaugurato il suo comitato elettorale qualche giorno fa, cosciente di combattere l'ennesima battaglia senza sfidanti.