Sembra più una fusione a freddo piuttosto che una fusione osmotica quella tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che nonostante le alleanze si annusano con dispetto e sospetto. Berlusconi è impegnato ad arginare lo straripamento della Lega Nord che gli strappa terreno nel centro-destra fino a spodestarlo senza che lui abbia pensato al pensionamento. Salvini sogna un restyling del centro-destra a immagine e somiglianza della Lega secondo l'impronta che lui stesso le ha dato. Nelle rispettive convention a sostegno dei loro candidati fanno sapere i loro malumori che lasciano presagire un divorzio dopo il matrimonio occasionato dalle regionali.
Il verdetto lo daranno le regionali
Berlusconi è presente per il secondo giorno in Campania per sponsorizzare Caldoro e Mussolini. Anche questa volta confessa di aver fatto un sacrificio: la prima intenzione non era quella di un impegno diretto, ma dopo essersi esposto per Toti in Liguria per il senso di equità ha dovuto entrare a gamba tesa nella competizione campana. Proprio la Campania è tra le quattro regioni delle 7 al voto che pensa facilmente di conquistare. C'è spazio per esprimere i dissapori, contro Fitto, "mestierante della politica" che ha liberato Forza Italia di un peso; contro i cosentiniani che si sono spostati verso De Luca; contro la Legge Severino che lo ha distolto dall'impegno diretto, lo stesso impegno che oggi sembra troppo dispendioso per un politico consumato come lui che si rinfranca con nuovi progetti. Ecco allora la vexata quaestio: chi è il successore tanto evocato?
Sono escluse le primarie che hanno sortito sindaci pessimi per la sinistra. Berlusconi ammette di avere nel cilindro 2-3 nomi ai vertici del Partito-rete che dovranno guidare rispettivamente Nord, Centro e Sud, soluzione che ha sollevato alcuni malumori come quelli di Micaela Biancofiore che vede il rischio di lotte fratricide. Non svela le identità ma non nasconde che tra questi assolutamente non c'è Salvini. Il quale non lascia volare la mosca e subito risponde che "non c'è un diritto di sangue". "Non ci sono eredi e dinastie ma cittadini che scelgono candidati e programmi". D'altra parte la sua ascesa è stata resa possibile dalla vittoria nelle primarie contro il senior Bossi.
È chiaro che entrambi attendono i risultati delle regionali che metteranno in evidenza da quale lato pende la bilancia. La vittoria di Luca Zaia, sotto l'insegna leghista, in una regione chiave come il Veneto sanzionerebbe la preminenza del leghismo. Ma la situazione potrebbe essere riequilibrata dall'avanzamento di Giovanni Toti in Liguria. Le regionali riveleranno l'orientamento del popolo di destra, se ha una propensione per il programma provocatorio che per Salvini è l'unico per poter drenare consenso o per un orientamento di tipo repubblicano.