Il referendum greco di domenica scorsa ha aperto più di qualche conflitto interno all'area euro. La dimostrazione di ciò sono gli applausi e i baci di approvazione e i fischi e le urla di disprezzo nei confronti del premier greco visti e sentiti in occasione del discorso che Alexis Tsipras ha tenuto ieri 8 luglio al Parlamento europeo. Come il quesito referendario, a cui i greci dovevano rispondere con un 'sì' o con un 'no', anche l'Europa ieri ha espresso il suo 'voto', cioè spaccandosi in due e dividendosi sul da farsi, come ultimamente sembra succedere spesso su qualsiasi argomento in discussione.

Grexit sì o Grexit no?

È chiaro che la Germania, governata dalla cancelliera Angela Merkel, dopo aver appreso dell'esito referendario greco, aveva deciso che la Grecia era fuori dall'euro e dall'Europa. Ed è altrettanto chiaro che chi è in totale e assoluto disaccordo con la cancelliera tedesca è il suo più stretto alleato d'oltreoceano: gli Stati Uniti. Colui che sta spingendo più di tutti per una soluzione politica, affinché la Grecia resti in Europa, è senza dubbio il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

I motivi sono molti e altrettanto complessi. Obama sa bene che, con la situazione incandescente che 'brucia' nella zona del Medio Oriente, l'America non si può permettere che la Grecia esca dall'Unione Europea.

Obama, per poter spegnere gli incendi che bruciano in varie nazioni mediorientali e che rischiano di tormentare Israele, ha bisogno della Grecia per la sua posizione geografica strategicamente rilevante. Inoltre, l'opzione Grexit allontanerebbe la Grecia dalla NATO e diverrebbe una 'facile preda' di altri soggetti che oggi sono considerati i nemici degli Stati Uniti.

Una Grecia senza obblighi europei sarebbe libera di guardarsi attorno, come sta già platealmente facendo, e quindi 'cedere' alle lusinghe di un probabile sostegno politico da parte della Russia e alle immense riserve in dollari della Cina. Questa pericolosa evenienza, non certo remota, è l'ultima cosa che Washington vorrebbe si realizzasse.

Grexit anche dalla NATO?

Non dobbiamo dimenticare che la NATO è uno dei cardini su cui ruota la politica militare di Washington e che le permette di mantenere il predominio americano nel mondo. In Grecia, le basi NATO si trovano a Salonicco (o Thessaloniki), a Larissa, a Preveza e a Souda Bay. Tali basi sono determinanti per la strategia degli Stati Uniti d'America, soprattutto in questo periodo di crisi per i conflitti mediorientali e al fine di non lasciare la zona dei Balcani senza difesa. Quell'area è essenziale per riuscire a 'frenare' l'avanzata di uno Stato islamico che si sta avvicinando troppo alla Turchia, in tale contesto la Grecia diventa ancor più importante dal punto di vista strategico.

Per ora è un mistero, nessuno sa con precisione se Bruxelles raggiungerà o meno un accordo con la Grecia. Ma se sarà accordo, gran parte del merito (o causa) sarà imputabile alle fortissime pressioni politiche (e strategiche) giunte da parte degli Stati Uniti. La difesa degli interessi americani in Europa potrebbe 'costringere' i partner europei a fare uno sforzo in più per evitare il pericolo Grexit. E Tsipras, questo, lo ha capito da tempo.