Il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov siincontrano a Ginevra per definire una tregua di 48 ore dei combattimentinella Aleppo devastata, per consentire la distribuzione di aiuti umanitari. Sul tavolo anche il coordinamento delle operazioni militari contro Isis ma, da quando,mercoledì scorso, anche la Turchia ha cominciato a prendere parte attiva ai combattimenti sul terreno, sia contro Daesh che contro le forze curde, la posizione degli Stati Uniti nell'area siro-irakena continua a perdere d'importanza.
Il fallimento di una politica estera
E' il fallimento più completo della politica estera di John Kerry e Barak Obama in Medio Oriente, sorta sponsorizzando le cosiddette "primavere islamiche" - qui rappresentate dall'opposizione democratica ad Assad, oggi allo stremo.
Successivamente, gli USA hanno dovuto far buon viso alla creazione dello Stato Islamico, fortemente voluto dalle monarchie alleate del Golfo, in funzione anti-sciita (Assad, Iran e Iraq sciita), limitandosi ad addestrare e ad armare i guerriglieri curdi e a guidare una pressoché impotente "coalizione anti terrorismo".
Hanno poi tentato vanamente di guadagnarsi l'appoggio di Teheran, concedendogli il ritiro dell'embargo economico e, infine, hanno dovuto accettare la politica "muscolare" di Erdogan, restando a guardare gli esiti e le conseguenze del colpo di Stato militare in Turchia, presto abortito.
Tutte queste "capriole" e comportamenti ambigui dietro le quinte, della diplomazia americana, si sono rivelati fallimentari. Nelle ultime settimane, infatti, dopo il fallito tentativo di colpo di Stato del 15 luglio ad Ankara, gli eventi sono precipitati e tutti a sfavore degli Stati Uniti.
L'asse russo-turco-iraniano
L'8 agosto, Erdogan e Putin si sono incontrati, profilando un asse politico economico tra la Turchia, membro della NATO e la Russia, erede dell'Unione Sovietica e principale alleata del dittatore siriano Assad.
Con l'occasione, il presidente iraniano Hassan Rouhani, ha annunciato l'intenzione di affiancare presto Putin nei colloqui con Erdogan, per la normalizzazione della situazione nell'area, senza far parola degli Stati Uniti.
Nel frattempo, sul terreno, si è avuta l'escalation di Assad e dell'esercito russo contro i quartieri di Aleppo in mano ai ribelli filo americani e il ritiro dell'ISIS da numerosi territori siriani.
Ciò ha confermato l'impressione, agli occhi degli occidentali, che l'azione di Vladimir Putin sia l'unica chance efficace nella lotta al terrorismo. Infine, mercoledì scorso, l'intervento turco in Siria contro Daesh ma anche contro i curdi, armati e addestrati dagli americani.
Unica carta in mano agli USA: il ritiro dei curdi
E', infine, notizia di oggi: il ripiegamento dei guerriglieri curdi ad est dell'Eufrate. E' stata questa, probabilmente, l'unica carta che John Kerry ha potuto giocare sul tavolo dei colloqui di Ginevra per ottenere una tregua di 48 ore ad Aleppo.
Se si pensa che, poi, il fronte anti Assad è dominato da Al Qaeda, si comprende a cosa si sia ridotta e quanto sia stata inutile e controproducente l'azione della politica USA in Medio Oriente, nella lotta al terrorismo.