Il Referendum Costituzionale, per decidere l'abolizione del senato e la riduzione dei costi della politica, si terrà il prossimo 4 dicembre 2016. Finalmente è arrivata la decisione del governo, che per bocca del suo premier Matteo Renzi ha mobilitato tutti i cittadini a votare per il SI, per cambiare l'Italia. Come ci si poteva aspettare le opposizioni vanno all'attacco: infatti sono arrivate critiche da più fronti politici contrari al governo; hanno manifestato il loro dissenso su tutti, Forza Italia e il Movimento Cinque Stelle. Ora vediamo nel dettaglio cosa hanno detto.

Renzi serra le fila

Il premier Matteo Renzi aprirà la campagna per il SI il prossimo 29 settembre 2016 a Firenze. Ma nella sua E-news settimanale, va all'attacco e annuncia ufficialmente: "La partita è tutta qui ed ora. Chi vuole cambiare ci dia una mano. Dandoci del tempo, chiamando un pò di amici, facendo il volontariato sulla reteo tra la gente. Oppure costituendo un comitato. Ogni sforzo è importante. Può persino essere decisivo. La partita è adesso e non tornerà. Non ci sarà un'altra occasione. Sono certo che non la sprecheremo". Dunque è un Renzi già carico e proiettato sulla campagna che si svolgerà da qui al prossimo 2 dicembre 2016.

Il premier ha proseguito la sua E-news, spiegando i motivi per cui è importante votare per il SI;e tra questi c'è anche il futuro dell'Italia: "Questa Italia deve cambiare, non può rimanere ostaggio dei soliti noti e della solida palude che ha bloccato la crescita dell'ultimo ventennio.

Ecco perchè il referendum costituzionale è fondamentale. E il risultato del referendum non dipende tanto da me, ma da tutti voi. Vedo l'Italia del 2017. Il G7 a Taormina, decisivo. L'incontro di Roma del 25 marzo 2017, per raccontare come vogliamo davvero cambiare l'Europa, anzichè lasciarla preda di egoismi e burocrazie. Questa Italia per me, ha bisogno di gente che propone, non di gente che urla.

E questa Italia deve cambiare".

Alla fine della sua lettera, Renzi va all'attacco: "Nel merito la questione è semplice: vogliamo superare il bicameralismo paritario si o no? Vogliamo ridurre il numero dei parlamentari si o no? Vogliamo contenere i costi delle istituzioni si o no? Vogliamo cancellare il CNEl si o no? Vogliamo cambiare i rapporti tra Stato e Regioni, che hanno causato tanti conflitti in questi anni, si o no?

Questo è il quesito referendario, che è stato stabilito dalla legge e non dal marketing. Ma potremmo ridurlo a un concetto più semplice. Vogliamo avere un paese più stabile e più semplice o vogliamo tornare alle bicamerali D'Alema-Berlusconi, o consegnarci a una strana forma di democrazia diretta, in cui una Srl di Milano, controlla la democrazia interna di uno dei più grandi partiti del paese e si lega ai propri amministratori da contratti privati, con tanto di penali da pagare? La partita è qui ed ora".

Con queste parole si apre, dunque la sfida che il prossimo 4 dicembre 2016, dalle ore 7 alle 23, chiamerà gli italiani alle urne per scegliere se mantenere o abolire il Senato.