Un faccia a faccia divenuto una maratona di quasi tre ore quello tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e l’ex presidente della Corte Costituzionale,Gustavo Zagrebelsky. Teatro della sfida tra il giovane "rottamatore" e l'esperto professore è stato lo studio televisivo di La7, dove il direttore del Tg, Enrico Mentana, ha fatto da vero e proprio arbitro al confronto sulle ragioni dei "Sì" (Renzi) e del "No" (Zagrebelsky) al referendum sulla riforma costituzionale.
A conti fatti, il giurista ha dato l’impressione di saper meglio argomentare le sue ragioni, mentre Renzi, spigliato come sempre, è però apparso nervoso ed è stato costretto ad alzare i toni quando il discorso si è fatto troppo tecnico.
Un incrocio "poco virtuoso"
"Non è stato facile perchéi due si sono incrociati in modo non sempre virtuoso". Con questa "morbida" metafora, il direttore del Tg della rete Tv di Urbano Cairo,Enrico Mentana, ha cercato di spegnere le fiamme che si erano accese ai suoi fianchi.
Sì, perché il clima tra i contendenti è sembrato subito molto teso.Renzi è rimasto ancorato alle sue granitiche convinzioni, riassumibili nello slogan "BastaunSì" e comunicate tramite il mantra già sentito di "fine del bicameralismo paritario, riduzione del numero dei parlamentari e contenimento dei costi". Invece Zagrebelsky si è mostrato fermamente convinto che il testo della riforma, oltre ad essere tecnicamente pasticciato, rappresenti un "vulnus" alla regola non scritta che vuole le riforme di natura costituzionale condivise dai partiti dell’arco parlamentare, e non foriere di una spaccatura a metà del paese (e del Pd) come invece, a suo parere, sta avvenendo in vista del referendum.
Zagrebelsky vince ai punti
Alla fine, dopo uno sfiancante dibattito tra due sostenitori di posizioni apparse inconciliabili, l’ha spuntata ai punti - perché di metaforico match pugilistico si è trattato - il professor GustavoZagrebelsky, apparso più sicuro di sé, più padrone della materia, più a suo agio tra articoli, commi, diritto comparato e materia costituzionale.
MatteoRenzi,da parte sua, non ha mostrato di essere giù di corda. Anzi è sembrato carico, pimpante, pronto alla "pugna" contro un avversario come il costituzionalista, considerato un osso duro e schierato senza tentennamenti contro la riforma Boschi. L’arte retorica di Renzi non è in discussione ma - forse per la prima volta - contro Zagrebelsky il Premier è andato in apnea sui contenuti reagendo, di conseguenza, con scatti di stizza, movimenti continui delle braccia e del corpo e con interruzioni dell’interlocutore. A tratti, poi, il volto di Renzi è sembrato imperlarsi di sudore, come Richard Nixon nel 1960 durante il primo storico confronto televisivo perso malamente contro l’impeccabile John F. Kennedy.