Meno dieci. Altri dieci giorni di campagna per il referendum costituzionale prima del classico silenzio che anticipa il voto. Altri dieci giorni di insulti sempre più duri tra i due schieramenti in un confronto che sarà ricordato a lungo per l’asprezza dei toni. Dopo aver sdoganato in un dibattito che sempre più raramente entra nel merito dei contenuti della riforma, (con epiteti come “serial killer” ed “accozzaglia”), ora è il turno della “scrofa ferita”. Con questa colorita espressione, apparsa sul blog di Beppe Grillo, viene definito il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Le accuse di Grillo
Argomento del contendere questa volta sono gli stipendi dei parlamentari del movimento 5 stelle: Renzi dice che guadagnano più di lui, Grillo ribatte che non è vero perché in realtà percepiscono 5.000 euro lordi ed il resto lo versano al microcredito per le imprese. Ma la questione anche questa volta passa in secondo piano rispetto ai toni usati dal blog di Grillo. “Renzi ha una paura fottuta del voto del 4 dicembre – spiega il post, prima di entrare nel merito – si comporta come una scrofa ferita che attacca chiunque veda: ormai non argomenta, dedicandosi solo all'insulto gratuito e alla menzogna sistematica”.
La risposta di Renzi
Un giudizio feroce che trova subito la risposta, altrettanto aspra, del diretto interessato: “Non fatevi fregare – commenta Renzi da Livorno – non si vota per la scrofa ferita, ma per superare il bicameralismo paritario, abolire il Cnel e ridurre i parlamentari”.
Per il Premier, che invita gli elettori a leggere bene il quesito, è importante promuovere la riforma perché se “vince il no non si cambierà mai più”. Quindi, visto il tentativo di buttarla in rissa, la reazione migliore per il presidente del Consiglio è quella di dimostrare calma e tranquillità, entrando nel merito del quesito.
Berlusconi e il Sì di Mediaset
In questo ping pong si inserisce anche Silvio Berlusconi che, intervistato da Bruno Vespa a “Porta a Porta” ribadisce i suoi timori di derive autoritarie e spiega a modo suo una particolarità di questa campagna: “A Mediaset hanno paura di una possibile ritorsione da parte di chi detiene il potere – spiega il leader di Forza Italia – per questo si è favorevoli al Sì: bisogna tutelare i risparmiatori e gli investitori”.
Minacce di ricorso
E per non farci mancare proprio nulla, a gettare altra benzina sul fuoco arriva il comitato per il No che si dice pronto a fare ricorso se dovessero vincere i Sì grazie al voto decisivo degli italiani all’estero, in quanto mancherebbe il requisito della segretezza del voto per questi ultimi. Il comitato lamenta inoltre l’impossibilità, data la scarsità di risorse, di spiegare le proprie ragioni a chi è fuori dall’Italia e di poter informare questi elettori che con la riforma non potranno più eleggere senatori.