Amnesty International ha reso noto che, due giorni fa, alle 6 e 30 del mattino, Taner Kilic, presidente dell’Ong in Turchia, insieme a una ventina (o forse di più, secondo alcune fonti) di avvocati sono stati arrestati con l’accusa di aver fatto parte del golpe (fallito) di luglio 2016, organizzato da Fethullah Gulen, imam a capo del movimento chiamato Hizmet (Il Servizio), nonché ex punto di riferimento per lo stesso Erdogan fino al 2013 e da anni esule negli Stati Uniti.

L’arresto per mano delle autorità turche è avvenuto a Smirne, poco prima che Kilic si recasse al lavoro.

Dopo la perquisizione della sua abitazione e dello studio, sembra sia stato portato nella stazione di polizia di Yesilyurt, quartiere di Istanbul. Amnesty International ha immediatamente richiesto la liberazione del suo presidente turco e degli altri fermati, sottolineando veemente come la situazione post-golpe sia ormai del tutto fuori controllo.

Senza nessuna prova concreta

La politica repressiva di Tayyip Erdogan non si ferma davanti a niente e adesso anche le associazioni umanitarie finiscono nel mirino. Di Taner Kilic si è recentemente parlato perché ha rappresentato come legale difensore il nostro Gabriele Del Grande, arrestato ad aprile mentre raccoglieva materiale per le sue ricerche al confine con la Siria e liberato solo dopo due settimane.

Per ora, fa sapere Amnesty International, l’arresto non sembra collegato al lavoro e all’impegno di Kilic per i diritti umani che va avanti dal 2002 e non si dichiara esplicitamente che abbia un rapporto con Gulen. È stato fermato senza alcun tipo di prova e questa, sostiene il segretario dell’Ong, Salil Shetty, è la dimostrazione che in Turchia si cerca di annientare la lotta per la libertà personale e di calpestare qualsiasi tipo di diritto riconosciuto dalla comunità internazionale.

Contestualmente, la situazione si fa sempre più tesa anche da un punto di vista geopolitico. Erdogan si è detto pronto a schierare le proprie truppe in difesa del Qatar e dell’emiro Tamim bin Hamad al-Thani, isolato dai paesi del Golfo, perché accusato di dare ospitalità a organizzazioni terroristiche. Dal canto suo, Donald Trump, dopo un primo avvicinamento alla politica dell’Arabia Saudita, si è detto pronto a lavorare per la pace nella regione, mentre la Germania ha deciso di ritirare i propri militari dalla Turchia per allentare la tensione tra i due membri Nato ed evitare un avvicinamento di Erdogan alla Russia.